Trentatreesima notte

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La paura, l'istinto primordiale che indica che qualcosa non sta andando per il verso giusto. La paura soffoca, si infiltra in ogni angolo e rende l'aria irrespirabile.

In situazioni estreme si impara a convivere con la paura. In guerra diventa quasi un segnale positivo, è una di quelle emozioni che fanno sentire vivi. I rapporti tra le sensazioni si fanno più immediati. Provare qualcosa significa automaticamente non essere morti, indipendentemente dal fatto che sia piacevole o meno.

Astra provava emozioni ed era viva, ma la paura la costringeva a guardare nel buio del soffitto incapace di chiudere le palpebre.

Draco era al suo fianco, con la schiena rivolta a lei. Quando erano andati a dormire le aveva lasciato un bacio in mezzo alla fronte e aveva rifiutato qualsiasi tipo di contatto che fosse più profondo di quello. Niente abbracci, niente parole, solo la sua schiena nuda e fredda che si allargava a ritmo dei respiri.

Astra si alzò cercando di non far rumore, le molle del letto scricchiolarono appena si mise seduta sul bordo.

"Dove vai?" arrivò perentoria la voce di Draco, impastata dal sonno.

"Non riesco a dormire. Vado in cucina"

Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e infilò le braccia sotto il cuscino.

Scese le scale. La cucina non era deserta, la luce sopra il tavolo diffondeva una pallida luce giallognola. Qualcuno aveva avuto la sua stessa idea, qualcuno non riusciva a dormire nel caos della guerra.

Chiunque fosse, però, era davvero silenzioso. Astra si avvicinò lentamente alla parete antistante e guardò dentro.

Pansy era seduta, un braccio disteso con il palmo rivolto verso l'altro sopra il tavolo di legno. La punta della bacchetta era premuta contro la pelle dell'avambraccio, la sua espressione era un misto di dolore e soddisfazione. Piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte, eppure sembrava avere freddo completamente avvolta in uno scialle di lana scuro.

Gli occhi, le labbra si accartocciarono quando dalla punta della bacchetta uscì un piccolo raggio viola e lei la trascinò orizzontalmente lungo il polso.

E poi Astra lo vide.

Sangue. Sangue scuro, denso che scendeva in piccoli rivoli colorandole la pelle bianca fino ad aggiungersi alle altre piccole gocce rosse sopra il tavolo che aveva notato solo in quel momento.

Sulla guancia di Pansy cadde una lacrima, solo una, mentre guardava il sangue che colonizzava l'epidermide.

Parkinson era un'autolesionista e Astra non se ne era mai accorta. Era vero che non l'aveva mai vista indossare una maglietta a maniche corte, era vero che spesso si chiudeva in bagno per molto tempo e ne usciva con il volto sfigurato. Ma forse Astra era troppo impegnata ad odiarla per capirlo.

Non le era mai passato per la mente che dietro la sua durezza potesse esserci una ragazza debole e indifesa. Non aveva mai pensato che il cigno di vetro dentro il suo scrigno fosse distrutto.

"Pansy, non lo fare" entrò nella stanza in punta di piedi, chiamandola per nome. "Ti prego, Pansy".

"Cazzo" sbottò lei passando velocemente il palmo sulle ferite ancora fresche. Ora anche la sua mano era imbrattata di sangue. "Perché sei qui? Non dovresti esserci, dovresti essere in camera con Draco. Non qui, non qui!"

"Non riuscivo a dormire e, a quanto pare, abbiamo scelto la stessa stanza per passare la notte" Astra prese posto su una sedia al suo fianco.

"Che merda, non è vero? Il destino ti porta sempre nella fottuta strada sbagliata. Ma me ne stavo andando, proprio in questo momento". Pansy fece per alzarsi facendo strisciare rumorosamente la sedia contro il pavimento.

Under Control (DRACO MALFOY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora