Trentacinquesima notte

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Non la vedeva da giorni nonostante vivessero sotto lo stesso tetto. Probabilmente era una tortura peggiore dello starle lontano.

Draco era intento a fumare una sigaretta quando Theodore gli comunicò che Astra si era ripresa. Riusciva a parlare, ad alzare la schiena contro i cuscini e non era più così dolorante.

L'incontro con Voldemort le aveva, però, lasciato un trauma non indifferente. Un masso che bloccava il fluire di informazioni troppo dolorose. La ragazza aveva detto tutto ciò che sapeva sulla strategia e sui modi più efficaci per incastrare l'esercito oscuro. Ma del suo vissuto personale non era trapelato nulla.

"È il tuo turno, Malfoy"  gli comunicò Nott sbirciando appena dallo stipite della porta.

Turni. La tenevano monitorata come infermieri. Ognuno di loro aveva un determinato giorno in cui avrebbe dovuto assistere Astra e aiutarla nella riabilitazione da un paio di settimane. Draco aveva cercato in tutti i modi di farsi trovare impreparato nei giorni in cui sarebbe toccato a lui.

Beveva, fumava e ingeriva pozioni.

Aveva addirittura smesso di dormire al suo fianco, e si era preparato un giaciglio di fortuna sul divano.

Era un vigliacco, un codardo, ma non sopportava di vederla stare male.

Spense la sigaretta facendola ruotare su un posacenere al suo fianco e si alzò mollemente dal divano. "Credo di poter fare qualcosa oggi" comunicò in un sospiro e nella casa calò un silenzio generale.

Nessuno si aspettava che Draco avrebbe preso coraggio e avesse affrontato la situazione, o almeno non in quel momento. Hermione si bloccò sul corridoio impietrita vedendolo passare nel
breve tragitto che lo separava dalle scale. Nott avrebbe voluto dargli una pacca sulla spalla per rassicurarlo, ma si fermò per il timore che la loro amicizia fosse ancora troppo embrionale per le dimostrazioni d'affetto.

Si era mantenuto pulito. Una sola dose di pozione (ormai non sortiva in lui nessun tipo di effetto se non un leggero assopimento) e una serie infinita di sigarette.

Salì le scale con una lentezza incredibile, come se avesse i piedi inchiodati contro il pavimento. Poi arrivò alla porta della loro stanza cercando di convincersi che dall'altra parte ci sarebbe stata la solita faccetta vispa e acida di Astra Moore. La aprì lasciandola cigolare e si infilò nella semioscurità della stanza.

Un viso pallido e malaticcio spuntò tra le coperte di lino, sembrava stesse quasi sorridendo. La voce flebile di Astra lo colpì con una sferzata gelida.

"Ciao, Malfoy"

"Moore" riuscì soltanto a sospirare mentre si avvicinava al letto su cui era distesa.

Astra si tirava nervosamente le maniche del maglione verso i polsi per nascondere ogni segno della presenza di Voldemort e Draco lo aveva notato, ma non aveva il coraggio di parlare. Si sedette al suo fianco con le labbra strette in una fessura.

"Come stai?" chiese lei appena sentì il suo peso che faceva convergere il materasso su un lato.

Lui inspirò, le parole uscirono mischiate all'odore di tabacco. "Una merda. Ma credo di essere venuto qui per preoccuparmi delle tue condizioni e non delle mie". Il tono era asettico, come quello di un libretto di istruzioni.

Il freddo che si percepiva tra loro era carico di una strana tensione.

"Avresti potuto preoccupartene anche gli scorsi giorni" girò la testa per una frazione di secondo prima di concentrarsi ancora sui suoi occhi di ghiaccio con l'espressione più dura che riusciva a comporre.

Under Control (DRACO MALFOY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora