𝗝 𝗔 𝗡 𝗘La sensazione della lama tagliente puntata contro la mia schiena sembra essermi rimasta addosso anche dopo essermi tolta il camice per cambiare il maglione. Mi sento come se la mia pelle fosse stata marchiata in profondità. Ho la mente annebbiata da un vortice di ricordi confusi: l'odore ferroso del suo sangue misto a quello pungente del disinfettante, il sapore delle sue parole amare, la leggerezza della sua voce trainante le sue orribili minacce... Tutto vortica nella mia testa dolorante.
Le tempie che mi scoppiano mentre la notte scorre lenta davanti a me. Le sirene delle ambulanze non smettono di suonare e io tremo a ogni rumore.
«Jane?» sobbalzo quando Hannah, l'infermiera di turno, mi posa una mano sulla spalla. Mi volto di scatto, la guardo senza farlo veramente. «C'è un paziente nella sala due con una crisi respiratoria. Non rispondi al cercapersone» corruga la fronte. «Va... tutto bene? Sei molto pallida».
'No. Niente va bene'.
Annuisco. «Sì-sì. Sono solo un po' stanca» mento spudoratamente.
Hannah mi scruta ma nel reparto non c'è tempo da perdere e lei non indaga ulteriormente.
«Crisi respiratoria hai detto?» le domando. Lascio che mi guidi verso la sala due.
Tutto ciò che faccio è meccanico. Mi muovo come un'automa. Controllo ferite, ricovero pazienti, ascolto i rumori che mi circondano senza essere davvero in me.
Il panico non mi abbandona nemmeno un attimo. So che quel Leon non tornerà di nuovo, non ora almeno, ma il mio corpo non riesce a calmarsi e non posso biasimarlo. Come potrei?
Alle otto e trenta del mattino mi sento uno straccio. L'ansia mi chiude lo stomaco, impedisce ai miei polmoni di riempirsi a dovere, mi disintegra dall'interno.
Le nuvole grigie che nascondono il pallido sole non fanno che alimentare la mia angoscia. Mi ricordano quegli occhi, quelli di quel Leon.
Il sudore freddo come la sua lama, cola giù dalla mia fronte come pioggia. Al solo ricordo delle sue mani su di me il panico mi assale e mi mozza il fiato.
A fine turno, rifugiarmi nello spogliatoio non basta a tranquillizzarmi: mi accovaccio sul pavimento, la testa sollevata a fatica, i capelli intrecciati. Resto lì seduta a fissare il vuoto, le mani che penzolano oltre le ginocchia, lo sguardo perso, la forza di un moscerino che vola controvento.
Vorrei strapparmi la sua voce dalla testa. Provare a tapparmi le orecchie non risolve nulla, picchiarmi la faccia per risvegliarmi nemmeno.
Quel Leon ha mandato in frantumi tutto: gli anni spesi a ricostruire la mia anima per ricominciare a vivere, le sedute di terapia per imparare a controllare la paura e l'ansia.
Gli è bastata una notte per farmi crollare.
Mi chiedo: sono mai stata davvero forte? Ho mai davvero superato il mio passato, oppure ho solo finto bene? Ho la testa piena di domande: chi era questo Leon, cosa vuole da Jude? Cosa vuole da me?
Ha pianificato tutto. È venuto qui e mi ha aggredita dopo essersi fatto curare le ferite. Mi avrebbe trafitta col suo coltello se mi fossi rifiutata di stare al gioco? Che cosa gli deve Jude?
'Ricordati di respirare'.
Respira.
Dentro, tieni, butta fuori. Dentro, tieni, butta fuori.
Sudare freddo e avere il cuore in gola fanno parte di un copione che conosco troppo bene e che vorrei dimenticare. A volte vorrei indossare i panni di qualcuno che non soffre di attacchi di panico per capire come ci si sente.
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JANE'S MEMORIES 1
Romance𝘾𝙊𝙈𝙋𝙇𝙀𝙏𝘼 | Se c'è una cosa che Jane detesta di più al mondo è la violenza, e Leon è proprio tutto ciò da cui stare alla larga. «Non avevo punti deboli prima di te, ero indistruttibile». - Hate to love - Slow Burn - He falls first - Doppio...