𝗝 𝗔 𝗡 𝗘Piccoli granelli di polvere volteggiano nell'aria. Li guardo mentre me ne sto seduta per terra, ai piedi del letto e mi chiedo come sia possibile che a Londra oggi splenda il sole.
Sono settimane, settimane, che il cielo non mostra il suo bellissimo azzurro e oggi... oggi lo vedo limpido come non è mai stato. Mi sento presa in giro.
Resto immobile nell'esatto punto in cui sono stata per tutta la notte.
Non ho chiuso occhio. Non con i rumori della casa. Non con i loro passi ad allarmarmi, le loro voci a ricordarmi che non sono in un posto con qualcuno di cui potrei mai fidarmi.
Ho visto l'ennesima faccia della luna sparire dietro il bagliore del mattino. Ho visto le stelle nascondersi dietro il sole e quella canzoncina che cantavo sempre da bambina non è servita a niente. Non mi ha aiutata ad addormentarmi.
'Stella stellina, la notte si avvicina...'
Sono rimasta sveglia e adesso sbadiglio con le ginocchia al petto e la testa che scoppia.
'Dimenticherò' mi sono detta. Quando tutto sarà finito me ne tornerò nel mio appartamento e dimenticherò. Devo dimenticare. Devo accantonare questa storia e provare a tornare alla vita che con tanta fatica ho costruito.
Devo dimenticare. Me lo ripeto mentre mi alzo per sgranchirmi le gambe.
Nella stanza degli ospiti c'è una sola finestra e dà su un ampio giardino. Ho appurato durante la notte che questa casa è in mezzo al nulla. Ho guardato fuori per ore intere. Il paesaggio è rimasto sempre lo stesso.
Non conosco il piccolo lago che si estende in lontananza, non credevo nemmeno ce ne fosse uno a Londra. 'Forse perché non siamo più a Londra?' penso e rabbrividisco. Le anatre ci nuotano dentro indisturbate. Sul piccolo molo, qualcuno se ne sta in piedi e fissa l'orizzonte. Mi dà le spalle.
Inspiro ed espiro. Mi chiedo se Jude verrà davvero o questo non sia stato solo un altro subdolo piano per intrappolarmi. Mi ci sento davvero come un topo in gabbia, ma non posso fare altro che aspettare.
Nonostante Theo mi abbia restituito il cellulare e i miei effetti, ieri quando mi ha accompagnato in camera, non ho potuto chiamare nessuno perché non ho nessuno.
Sono sola. Sono sempre stata sola. E quando per un po' c'è stato qualcuno alla fine mi ha lasciata anche lui. Per colpa mia.
Mi scosto dalla finestra appena sento un leggero picchiettio alla porta. Qualcuno sta bussando.
Non dico niente e dal corridoio sento una voce.
«Ciao Jane» è familiare. L'ho già sentita. «Sono Hunter».
'Hunter, ma certo!'
In questa casa ci vive anche lui, Leon me lo ha detto ieri.
«Ti ho portato delle medicine» aggiunge e io non so quanto insisterà, se lascerà ciò che mi serve fuori dalla porta come i secondini con i carcerati o farà irruzione senza aspettare una mia risposta.
Decido che è arrivata l'ora di farla finita con questa situazione e mi avvicino alla porta. Faccio scattare la serratura, indietreggio fino al letto aspettando che entri.
Hunter varca la soglia qualche attimo più tardi.
È scalzo, ha i pantaloni del pigiama che gli cadono sui fianchi fin sotto i piedi. La maglietta stropicciata, il sorrisetto della prima volta che l'ho visto. Prima che mi spaventasse. Un tatuaggio fatto di rose e spine gli colora la pelle del collo e scende giù, sotto il colletto della t-shirt.
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JANE'S MEMORIES 1
Romance𝘾𝙊𝙈𝙋𝙇𝙀𝙏𝘼 | Se c'è una cosa che Jane detesta di più al mondo è la violenza, e Leon è proprio tutto ciò da cui stare alla larga. «Non avevo punti deboli prima di te, ero indistruttibile». - Hate to love - Slow Burn - He falls first - Doppio...