26. Non guarisco più

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𝗟 𝗘 𝗢 𝗡

'Se mi guardi così non guarisco più'. Le parole mi muoiono in gola. Non ho il tempo di dirle a Jane che la voce alle mie spalle mi allarma.

Mi drizzo sulla schiena con il suo sapore sulla lingua. Mi lecco le labbra, mi volto seguendo lo sguardo di Jane. Mi accorgo che sotto la soglia della chiesa c'è una suora anziana con la sua tunica nera, gli occhiali rotondi che pendono sul naso e l'espressione sconcertata.

«Che cosa state facendo, eh?» scende il gradino, fa per avvicinarsi di tutta fretta al prato, quando si blocca di colpo. I suoi occhi si fermano nei miei. Io mi siedo sui talloni, lascio andare un respiro.

Abbozzo un sorriso.

La donna corruga la fronte, poi, mormora: «Leon?»

Ricorda il mio nome e io ricordo lei.

«Suor Marie, che piacere rivederla».

«Oh, Signore misericordioso» esclama, portado una mano sul cuore.

Lancio uno sguardo a Jane che intanto si è messa a sedere. Mi studia confusa.

«Posso spiegare» sussurro.

Lei batte ripetutamente le palpebre e inarca le sopracciglia. Non ha il tempo di dirmi niente perché Suor Marie mi richiama.

«Che cosa ci fate qua fuori con il temporale in arrivo? Venite!» ci incita con i gesti ad avvicinarci.

Mi alzo aiutando Jane a mettersi in piedi. Le pulisco le ginocchia dal terriccio e lei fa lo stesso con me sulle mie spalle.

«Leon, che sta succedendo?» chiede sotto voce.

«Fidati di me» rispondo. Poi le prendo la mano e la conduco verso Suor Marie, che comincia ad avviarsi verso il sentiero che porta alle spalle della chiesa.

La seguiamo fino a quando non scorgiamo una palazzina a due piani.

«Dove siamo?» Jane mi affianca stringendosi al mio braccio.

«È un convento».

«E tu perché conosci questo posto? Perché la suora ti chiama per nome?»

Guardo di sottecchi Suor Marie che ci cammina davanti, poi esitante torno a fissare Jane.

«Perché è qui che ho vissuto dopo aver lasciato la cerchia di Connor, dopo essere scappato» lei dischiude le labbra sorpresa e nella mia testa riaffiorano i ricordi. Mi tornano in mente i giorni dopo la morte di David e le botte che ricevetti da ognuno degli scagnozzi di Connor che prima erano stati miei "amici".

«Avevo bisogno di un posto dove stare dopo essere stato pestato a sangue mattina e sera per una settimana perché ti avevo salvata, fui spedito in ospedale. Dopo essere stato dimesso mi sono nascosto qui» vedo l'espressione stupita sul volto di Jane. Mi fa sorridere.

«Non potevo lasciare York, non potevo lasciarti sola. Qui nessuno mi avrebbe cercato, sono stato un fantasma. Quando sei arrivata a Londra e hai ricominciato a vivere, c'ho provato anch'io».

Le ho appena detto tutta la verità ed è stato un po' come spogliarsi. Mi sono tolto l'ennesima zavorra, l'ennesimo peso. Lei sa. Deve sapere e io non voglio più mentirle, non voglio più nasconderle niente.

Nell'attimo esatto in cui ci avviciniamo al convento un fulmine squarcia il cielo. Il tuono esplode quando ormai siamo già dentro.

Questo posto è esattamente come lo ricordavo. Pulito, privo di ogni ornamento, in giro c'è solo l'essenziale.

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora