10. ...deve pur avere degli amici

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𝗝 𝗔 𝗡 𝗘

Sono seduta sul marciapiede ad aspettare che il mio taxi arrivi per riportarmi a casa. Ho lasciato il locale da venti minuti e in questa strada non ho visto sfrecciare nemmeno una macchina.

L'insegna luminosa lampeggia sopra la mia testa e io stringo le ginocchia al petto per evitare che l'inverno mi geli ancora di più.

La discussione con Leon è impressa nella mia mente. Faccio fatica a non pensarci, anche perché non mi ha portata da nessuna parte e me ne sto tornando a casa con la coda tra le gambe.

Sbuffo posando il mento sulle ginocchia. Non pensavo mi sarei sentita così patetica.

«Disturbo?»

Sussulto alla voce che mi parla inaspettatamente alle spalle.

Mi volto e incontro il volto familiare di un ragazzo. È Yuri.

Indossa un giubbotto e un cappellino nero che gli copre i capelli. Qualche ciuffo rosso esce dal bordo. Con le dita è impegnato a chiudere una sigaretta di quelle fai da te con il tabacco. La punta della sua lingua lecca la cartina e io torno a guardare avanti.

«No» dico, con tono scocciato. Mi metto in piedi perché così mi sento meno piccola e in svantaggio.

«Che ci fai qua fuori?» parla con il filtro tra le labbra. La mano traffica nella tasca per cercare l'accendino che tira fuori un attimo dopo.

«Aspetto il mio taxi».

Yuri annuisce attivando la fiamma per accendere la sua sigaretta.

«Tu hai finito?» mando avanti la conversazione, forse perché Yuri non mi agita particolarmente.

«In settimana non si lavora mai troppo. I clienti che sono rimasti vogliono solo chiacchierare».

«Capisco» esalo, appoggiando la schiena al muro.

Yuri mi imita e mi chiede: «Come mai sei venuta?»

Fisso la strada cercando una bugia buona da dire perché non ho voglia di parlargli di Leon e delle idee stupide che mi hanno spinta a trascinarmi qui.

«Credevo di incontrare Jude» mento.

«Non si vede in giro da un po'».

Gli rivolgo uno sguardo confuso. «Non sta da voi? Alla villa intendo».

«No» Yuri soffia una nuvola di nicotina. «Quando tu sei andata via, lui ha fatto lo stesso e non lo abbiamo più sentito».

'Oh'.

Mi perdo nel vuoto e mi chiedo dove sia finito e se sta bene. Non riesco a non preoccuparmi per lui. Nonostante tutto, non posso evitare di sperare che non gli sia accaduto nulla.

«Senti Yuri-» faccio per parlare, ma qualcuno ci blocca.

Leon viene fuori a passo svelto. Ci passa davanti senza guardarci, senza nemmeno voltarsi. Supera me e Yuri come se non esistessimo e attraversa la strada.

I miei occhi non possono fare a meno di seguire il suo corpo. La sua stupida camminata che lo conduce a un'auto parcheggiata accanto al marciapiede di fronte. Lo vedo aprire la portiera, per poi accomodarsi al posto del guidatore e mettere in moto. Il mio sguardo si sforza per vedere che cosa si stia mettendo in bocca prima che accenda i fari e giri il volante per uscire dal parcheggio.

Non lo so, non riesco a vedere bene.

Le ruote fischiano sull'asfalto bagnato, quando fa una manovra brusca. I fari si schiantano contro di noi e io mi copro con una mano per non farmi accecare.

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora