18. Solo un sogno

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𝗝 𝗔 𝗡 𝗘

Tic, tac. Tic, tac.

Lo scorrere del tempo si mischia con il rumore dei miei passi.

Sono sola.

Sono sola in una stanza buia e senza pareti. Percepisco un flebile bagliore sopra la mia testa, illumina appena il profilo del mio corpo.

Alzo lo sguardo, provo a guardare su, ma la luce mi acceca e sono costretta a chiudere gli occhi.

Sospiro.

Giro su me stessa. Mi guardo attorno e non c'è niente.

Dove sono?

«C'è nessuno?» domando al vuoto.

La mia voce si disperde.

La sento percorrere chissà quanti chilometri lontana da me e poi svanire.

Rabbrividisco. Mi tocco le braccia e mi rendo conto che addosso non ho nient'altro che un vestito da notte che sembra fatto di seta. Io non metto mai vestiti da notte.

La mia pelle è gelida. L'aria che respiro lo è.

'Dove sono?'

Ruoto sui talloni.

La paura percorre la linea della mia spina dorsale. Comincio a tremare.

«C'è nessuno?» adesso quasi urlo.

E a rispondermi non è il silenzio, ma un suono di passi che non sono i miei.

Respiro. Passi. Respiro.

Qualcosa mi sfiora la schiena.

Mi volto spaventata.

È una mano.

È un braccio. I miei occhi seguono la linea della spalla e un'emozione violenta mi colpisce al petto. Non so se sia paura o sollievo.

I miei occhi si incastrano in quelli di Leon.

«È molto che aspetti?» soffia un sorriso.

Indossa un completo nero ed è elegante. Giacca, cravatta e camicia.

«No» rispondo alla sua domanda e lui mi prende la mano.

Nel mio stomaco sento le farfalle svolazzare.

'Lo stavo aspettando'.

«Bene» sussurra lui.

Mi attira al suo petto, mi cinge la schiena col braccio e tende l'altro portando su anche il mio.

Balliamo.

Cominciamo a danzare lentamente, a piccoli passi.

È lui che mi guida.

«Sei pallida» inclina la testa. Mi osserva.

«Ho freddo».

«Vuoi la mia giacca?»

«No».

E si allontana per farmi fare una giravolta. Poi mi attira di nuovo a sé dolcemente. Muove i fianchi insieme a me.

«Hai mai contato le stelle, Jane?» ha gli occhi più grigi del solito.

«No».

«Eppure,» il suo sorriso mi provoca i tremiti, «sei sempre quassù. Cosa fai tutto il tempo?»

«Quassù?» domando. Non capisco.

La sua mano mi prende delicatamente il mento, mi fa voltare.

'Quassù'.

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora