11. Prima regola: niente punti deboli

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𝗟 𝗘 𝗢 𝗡

Theo stappa l'ennesima bottiglia di birra, me la passa e io bevo avidamente il primo sorso.

È da due giorni che non esco di casa. Da quando Jude ha tentato di mandare tutto a puttane e Jane ha visto la parte di me che sto cercando di nasconderle.

È troppo difficile.

Troppo difficile starle lontano, troppo difficile non lasciarmi coinvolgere, troppo difficile non voler uccidere io stesso Jude perché gioca con i suoi sentimenti.

Ho obbligato me stesso a qualche giorno di reclusione per evitare di incontrarla. Così, magari, riesco a salvarla almeno da me.

Theo continua a cambiare canale senza fermarsi mai su un programma e io fingo di guardare qualsiasi cosa lui metta in televisione. Nessuno dei due vuole parlare e a me va bene così.

So che con Jude le cose non vanno più bene. So che ormai Theo è stanco delle sue stronzate, del suo desiderio di attirare l'attenzione e sono certo che non gli perdonerà facilmente la bravata della scorsa sera.

Jude non lo avrebbe mai fatto.

Non si sarebbe mai tolto la vita e, per quanto mi ferisca dirlo, purtroppo il suo è un comportamento da narcisista.

Quando l'ho trovato seduto sulla panchina della stazione mi è bastato un solo sguardo per capirlo. Lui si è asciugato le lacrime, mi ha detto il suo solito "mi dispiace" e mi ha seguito fino alla macchina.

È stato abituato così. Nonostante abbia avuto una famiglia amorevole, i suoi traumi sono sempre stati più forti e noi abbiamo cercato di aiutarlo, di capirlo, ma ha cominciato a chiudere fuori tutti, soprattutto Theo.

Riaverlo in casa con noi ha rotto quegli equilibri che con tanta fatica avevamo costruito. Non so che cosa abbia in mente di fare Jude adesso ma spero vivamente che decida di affidarsi a uno specialista e farsi aiutare con quei demoni che noi non siamo stati in grado di comprendere e distruggere.

E, più di tutto, mi auguro che Theo non si lasci contaminare da Jude, da tutto lo schifo che si porta dentro, perché so quanto faccia male e so quanto possa logorare.

Io sto facendo lo stesso con Jane. La sto soffocando nella mia oscurità. Ho fatto una promessa e sento che sono sull'orlo del precipizio. Sto per mandare tutto a puttane.

Sbuffo innervosito e mi muovo sul divano voltandomi verso Theo.

«Potresti togliere questo schifo?»

«Come se io lo stessi guardando».

Afferra il telecomando e me lo lancia addosso.

«Coglione» sussurro.

Torno a fissare il televisore e cambio canale alla ricerca di qualsiasi cosa non sia una commedia natalizia.

Sorseggio la mia birra con i programmi che scivolano veloci l'uno dopo l'altro sullo schermo piatto.

«Se continui così rischio di vomitare» adesso è Theo a lamentarsi.

Porta un ginocchio al petto e riversa la testa all'indietro sullo schienale del divano.

«Allora girati. Hai detto che non stavi nemmeno guardando».

«Idiota».

«Coglione».

«Lo hai già detto».

«Ti chiamavo per nome, infatti».

«Avete finito?» avevo completamente dimenticato della presenza di Hunter alle nostre spalle.

Mi scivola fuori dalla gola una sottile risata rauca e Theo fa lo stesso prima di lanciarmi un cuscino in faccia. Lo scosto ridendo, scaraventandoglielo contro prima che si metta in piedi.

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora