EPILOGO

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𝙏𝙧𝙚 𝙢𝙚𝙨𝙞 𝙙𝙤𝙥𝙤...


𝗟 𝗘 𝗢 𝗡

Non ho mai fatto crescere la barba in vita mia, eppure, da quando sono finito in carcere non riesco nemmeno più a radermi. Le uniche volte che guardo il mio riflesso allo specchio mi volt dall'altra parte. Non voglio guardarmi e non mi interessa sapere cosa sia cambiato in me durante questi tre mesi di reclusione.

Omicidio.

Anche dopo la sua morte Connor ha continuato a rovinarmi la vita. Sono chiuso dietro le sbarre per averlo ucciso e il mio avvocato continua a dire che mi tirerà fuori presto.

Come?

Rido ogni volta che ci penso.

'Lo hai ucciso per legittima difesa' non è vero.

'Sulle spalle di Connor pesano così tanti capi d'accusa che tu passerai per un santo' certo, come no.

Per i miei gusti, potrei marcire in galera per sempre.

Non ho più niente da perdere.

Non ho più punti deboli.

Non esisto più.

Ma, qualche volta, sono costretto a fingere che la mia vita abbia ancora un senso. Qualche volta, come quando mi sono concessi quei minuti al telefono che io sfrutto per chiamare casa.

'Casa senza Hunter, senza Jane'.

Casa che per me vuol dire Danielle.

«La pancia cresce?» Danielle incinta, che aspetta un bambino dal mio migliore amico. Un figlio che lui non conoscerà mai e, forse, nemmeno io.

«Poco».

Mi sfugge un sorriso e son grato di trovarmi in questa stanza da solo con il mio secondino.

«Come stai Leon, com'è andata oggi lì dentro?» me lo chiede sempre e io provo a mentire meglio che posso.

«Bene».

«Stai mangiando?»

«Quanto basta» sospiro, nascondendo le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Devi mangiare. L'ultima volta che ti ho visto eri visibilmente dimagrito».

«Mi sto preparando per quando uscirò» ghigno un sorriso e sento che anche lei sta ridendo.

«Non scherzare» mi sgrida. «E vedi di non farmi arrabbiare».

«Non oserei. Devi fare attenzione al bambino».

«Grazie».

Il mio sorriso a poco a poco si spegne.

Sono rare le notti in cui riesco a dormire e quando succede sogno lei. Tutte le volte: Jane. La mia bellissima Jane.

Non mi importa di sentirmi una merda dopo, voglio solo sapere come sta.

Così, mi schiarisco la gola e chiedo.

«Hai avuto notizie?» 'su di lei'.

Danielle capisce subito e sospira.    

«No, te l'ho detto. Suo padre l'ha rinchiusa in quel centro e non può ricevere visite».

La mia fronte tocca il marmo freddo della parete.

È ovvio. Vuole portarmela via anche lui.

«Non è più la stessa». 'Lo so'. «Ha perso la memoria e l'unica volta che ho provato a incontrarla lei non mi ha riconosciuta. Ha fatto male, ma forse è meglio così Leon. Forse è meglio se...»

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora