39. Non avere paura

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𝗝 𝗔 𝗡 𝗘

L'aria è lieve e il mio vestito svolazza.

Non ricordo quando sia stata l'ultima volta che io l'abbia indossato, ma mi sta bene come quando avevo quindici anni.

Mi piace la gonna che si muove al vento e mi solletica le gambe.

Mi piacciono i fiori rossi che ricoprono la superficie del tessuto morbido.

Mi piace il modo in cui mi fa sentire: viva.

È primavera e io non ricordo quando sia stata l'ultima volta che abbia camminato a piedi nudi sull'erba.

Il prato mi pizzica la pianta dei piedi e ne bagna la pelle con le piccole gocce di rugiada. C'è un buon odore, a tratti sa di lavanda.

Mi piace la lavanda.

Eppure, non ne vedo in giro.

Respiro e sento la pelle così pulita. Sembra fatta di porcellana.

Io, sembro fatta di porcellana.

Il fruscio degli alberi è appena appena un sussurro.

A me sembra un canto leggero, una ninna nanna che mi culla al sonno.

Di fronte a me c'è un lago, un piccolo molo e la fitta boscaglia che d'inverno sono sicura si colori di candida neve.

Non c'è nessuno.

Sono sola in mezzo al giardino.

Ma non mi sento sola, mi sento piena.

La villa è alle mie spalle.

È silenziosa.

Immobile.

Non so da quanto tempo io sia seduta qui, a contare i ramoscelli.

Sto aspettando qualcuno.

Lo sento.

Ma chi?

Respiro.

Guardo il cielo ed è privo di nuvole. Una cosa che raramente accade a Londra.

Così azzurro, così fermo.

Gli uccelli cinguettano ancora e io canticchio mentre mi distendo di schiena sull'erba umida.

È tutto così calmo.

Tutto così in pace che mi sembra di essere in paradiso.

Voglio restare.

Voglio restare qui, ma mi manca qualcosa.

Mi addormento e non so per quanto tempo. Ho paura di non aver nemmeno realmente dormito.

Mi risveglio che è ancora mattina.

Qui il sole non tramonta mai.

Il giorno non finisce mai.

La notte non arriva, ma io non ho sonno qui, non sono mai stanca. Non ho fame, sono sempre sazia. Non voglio smettere di restare in piedi.

Non voglio il buio e non voglio spegnermi.

Mi godo la tranquillità quasi cristallizzata e passeggio sull'erba.

A un tratto, sento qualcosa.

«Jane».

Qualcuno mi chiama.

«Jane».

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora