𝗝 𝗔 𝗡 𝗘Troppo perfetto.
Jude Parker è sempre stato troppo perfetto e io sono sempre stata troppo imperfetta per credere alla perfezione. Eppure, con lui me la sono bevuta. A lui ho concesso tutto.
Gli ho concesso di entrare nella mia vita e di vivere sotto il mio stesso tetto.
«Ho come la sensazione che tu non mi abbia raccontato proprio tutto su di te» gli ho detto la stessa sera che gli ho proposto di condividere l'appartamento, dividere l'affitto e scoprire tutti i miei segreti. Eravamo seduti al bancone di un bar, soli e con un drink a testa tra le mani.
«Chi sei veramente, Jude Parker?» gliel'ho chiesto allora e ancora oggi continuo a pormi la stessa domanda: chi diavolo sia l'uomo che ha vissuto con me. In questi anni non ho capito niente di lui, mi ha solo riempito la testa di bugie.
«Sono curiosa, perché hai scelto proprio l'Inghilterra per ricominciare? Un laureato in medicina con lode alla migliore università della California deve per forza avere avuto un buon motivo per finire in un posto umido e gelido come questo».
«Se te lo dicessi, Jane, poi dovrei ucciderti».
Una risata.
Avevo reagito a quell'affermazione con una risata, avevo sorseggiato il mio drink alcolico e avevo ingoiato quella sua affermazione, senza soffermarmici troppo. Sono sempre stata certa che Jude non fosse una persona pericolosa. È sempre stato troppo gentile e disponibile per destare sospetti. Ma adesso mi chiedo se sia mai stato autentico in questo anno e mezzo, quale parte di sé mi abbia mostrato e se ci sia mai stato almeno un istante in cui io abbia conosciuto il vero Jude Parker.
Ci penso e ci ripenso fino all'alba.
Non ho messo in ordine la spesa ieri quando sono tornata dal supermercato. Non sono andata nemmeno a letto, ho trascorso la notte distesa sul divano a fissare il soffitto con il televisore acceso, lo stesso programma di sempre a illuminare la stanza: One Tree Hill alla sua seconda stagione.
Non ha smesso di piovere e il mio pensiero è rimasto fisso tra Jude e quell'Hunter. Ad ogni rintocco dell'orologio la mia mente galoppa verso scenari diversi, tutti partoriti da una sola domanda: cosa vogliono tutti da me?
La sveglia suona proprio quando sto per crollare.
Devo andare al lavoro. Non ne ho nessuna voglia, ma devo andare. Sono costretta ad alzarmi, a bere due caffè per riprendermi e a fare una doccia calda per scacciare via il malessere.
Capisco che qualcosa non va quando anche solo vestirmi e uscire di casa si fa difficile, quando sul marciapiede comincio a sentire le mani tremare e la fronte madida di sudore anche se la temperatura esterna è vicina allo zero.
Capisco che sto cadendo di nuovo nell'abisso, perché l'ansia di camminare tra la gente è sparita da anni, eppure adesso mi sta soffocando l'angoscia di salire sull'autobus insieme a persone che non conosco.
Ho paura.
Non voglio che mi paralizzi.
Non posso permettermelo, non dopo tutti i progressi che ho fatto.
Riesco a salire sul piccolo pullman urbano che odora di metallo e persone, a farmi spazio tra i soliti lavoratori costretti a muoversi di primo mattino e ad occupare un posto accanto al finestrino.
Per distrarmi, conto le gocce di pioggia che fanno a gara a chi scivola più velocemente sul vetro.
Alla mia fermata la testa mi si svuota. Non ho ceduto, ma adesso mi sento come se avessi corso per mille miglia sotto il sole.
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JANE'S MEMORIES 1
Romance𝘾𝙊𝙈𝙋𝙇𝙀𝙏𝘼 | Se c'è una cosa che Jane detesta di più al mondo è la violenza, e Leon è proprio tutto ciò da cui stare alla larga. «Non avevo punti deboli prima di te, ero indistruttibile». - Hate to love - Slow Burn - He falls first - Doppio...