33. Brucia all'inferno

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𝗝 𝗔 𝗡 𝗘

Non ne uscirò.

Sono sola.

Io e Leon siamo soli. Siamo destinati a morire qui. E nonostante il mio cuore non si arrenda, nonostante le mie mani continuino a battere contro questa maledetta porta, c'è quella consapevolezza che mi attanaglia il cuore: nessuno uscirà vivo da questo posto.

«Aiuto!» grido, ma lo fa la mia disperazione perché so che nessuno potrà mai sentirmi. So che nessuno verrà ad aiutarmi.

Affanno. Mi tengo il petto e il mio corpo quasi cede.

Sono a pezzi. Un mucchio infinito di pezzi e non posso più ricostruirmi. Non riesco a stare in piedi, non riesco a stare al mondo.

Connor sta torturando Leon fisicamente e me mentalmente. Lui sanguinerà, io impazzirò. È questo che Connor vuole per noi, una morte lenta e sofferta.

È sempre stato questo il nostro destino? Anche mentre settimane fa pensavo che Leon fosse mio nemico. Anche quando l'ho odiato con tutta me stessa, era già scritto?

La serratura della porta scatta e io insieme a lei.

Indietreggio di un passo con gli occhi sbarrati mentre qualcuno spalanca l'uscio. Non so se sentirmi sollevata o no quando lo sguardo di Yuri incontra il mio.

I suoi occhi sono un miscuglio di emozioni che non so decifrare. Sembra preoccupato e terrorizzato allo stesso tempo.

«Ti ho portato da mangiare» dice, poi avanza verso di me e la porta gli si chiude alle spalle.

Mi porge un toast.

«Mangia» afferma, ma io non sento più la fame. Non riesco a sentire più niente se non la rabbia e la paura.

«Che succede fuori?»

E mi riferisco a Leon, a tutto quello che ho visto poco fa, al casino che mi circonda.

Ma Yuri non sembra intenzionato a voler rispondere.

«Niente. È tutto a posto» mormora, infatti, e mi porge di nuovo il toast.

Mi scappa una risata amara.

«È tutto a posto. Davvero?» assottiglio lo sguardo. «E che cosa sarebbe a posto, eh?» mi avvicino a lui di un passo. «Ho visto Leon delirare come un pazzo. L'ho visto appeso al soffitto come un pezzo di carne. Che cosa sarebbe a posto Yuri?» ringhio il suo nome e lui mi guarda con affanno.

«Non farlo Jane» la sua voce mi agita. «Non pensare a Leon mentre tu rischi la vita più di lui».

«Lo sta torturando» faccio un altro passo avanti senza smettere di fissare le sue iridi. «Connor lo sta torturando in ogni modo possibile e tu credi che io me ne stia qui con le mani in mano? Credi che riesca a pensare solo a me stessa e non a Leon?» La sua indifferenza mi colpisce e mi chiedo, gli chiedo: «Chi sei tu?»

Yuri trasalisce.

«Chi diavolo sei tu?» la collera colora ogni nota, ogni parola. «Ti credevo mio amico» la mia voce si fa sottile. «Ti credevo suo amico».

«Jane...».

«Sta' zitto» mi ritraggo, quando prova ad afferrarmi. «Voglio che tu te ne vada. Se non vuoi stare dalla mia parte, allora vattene».

«Ti prego, non...» fa fatica a dire, «respingermi».

La rabbia mi incendia il cuore.

«Mi chiedi di non respingerti?» Urlo, avventandomi sul suo petto. Gli pianto i palmi addosso e lo spintono. «Mi volti le spalle quando dovresti essere mio amico e tu mi chiedi di non respingerti?» Sto andando a fuoco.

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora