16. Per il suo bene

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𝗟 𝗘 𝗢 𝗡

Quattro giorni che l'ho baciata e ancora non riesco a calmare il cuore.

Se prima per me era un sogno anche solo toccarla, baciarla andava oltre ogni mia immaginazione e pensare che lo abbia fatto...

'L'ho baciata'.

Non so se la cosa mi emoziona o mi ferisce di più.

'L'ho baciata'.

'Baciata'.

Baciata.

In una mano stringo il mio solito lecca lecca alla fragola, nell'altra una sigaretta.

Non fumo da anni ma alla mia gola serve qualcosa di forte, qualcosa che bruci. Qualcosa che mi dia un sollievo diverso, anche se so che non potrà mai appagarmi del tutto.

Con la sola compagnia dei grilli e delle stelle, le lucine sotto il porticato si alternano luce e buio. Lascio andare il lecca lecca sulla balaustra, resto chino con i gomiti sulle cosce e tiro fuori dalla tasca l'accendino che ho rubato a Theo.

Metto il filtro della sigaretta in bocca, accendo la fiamma e aspiro il primo tiro.

'Cazzo se mi era mancata questa fottuta nicotina'.

Prendo un altro tiro, un altro ancora, quasi gemendo dal piacere. Mi rendo conto che forse non basta solo il tabacco a farmi stare meglio, ma non cadrò così in basso nelle vecchie abitudini.

I cardini della porta d'ingresso cigolano. Sollevo lo sguardo e Hunter mi sorride.

«Allora?» cammina verso di me, «Vuoi smetterla di essere depresso?» scivola sulla panca accanto alla sedia a dondolo dove sono accomodato io. Mi guarda.

«Sono giorni che te ne stai sulle tue. Dalla cena della Vigilia di Natale precisamente» con le nocche mi da piccoli colpi contro la coscia. «Che succede?»

'Succede che ho fatto un casino'.

Non glielo posso dire.

Non posso dirgli che ho baciato Jane e per questo ora sono nei guai fino al collo.

Ma devo invece dirgli cosa mi frulla per la testa. Quindi, inspiro un altro tiro di sigaretta e rispondo.

«Me ne vado».

«Sì, certo» soffia una risata e io lo fisso.

Quando nota che non ribatto si acciglia.

«Sei serio?»

«Ti sembro uno che ha voglia di scherzare?»

«No, sembri solo uno a cui piace dire stronzate».

Scuoto la testa, sbuffo una nuvola di nicotina e la sigaretta finisce troppo presto.

Con Hunter non è semplice parlare. Si scalda troppo in fretta, è sempre stato così e questa volta voglio provare a capirlo. È il mio migliore amico.

Resto calmo mentre spengo la sigaretta nel posacenere.

«Non posso più restare».

«Che intendi?»

Mi volto, lancio l'accendino sulla panca accanto a lui e mi rilasso contro lo schienale della sedia.

«Ho fatto una promessa e se voglio mantenerla allora devo andare via».

«Non ha senso».

«Ce l'ha invece» la mia voce è piatta. Ho gettato la spugna.

Hunter mi osserva in attesa di sentire altro e confesso.

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora