20. Chi sei veramente?

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𝗝 𝗔 𝗡 𝗘

Come la affronto questa?

Io sono brava a ricucire ferite. Sono brava a scrivere referti medici, a riconoscere patologie, ma nessuno mi ha insegnato ad aggiustare un cuore spezzato.

In nessun libro di medicina c'è scritto come guarire da una sindrome del genere, che è peggio della peste. Peggio di qualsiasi cosa, perché al cuore rotto non c'è rimedio.

E il mio ha cocci troppo piccoli anche solo per poterli contare.

Ho pianto per tutto il tragitto in macchina e Danielle non mi ha fatto domande. Non si è arrabbiata quando le ho chiesto del tempo per stare da sola e mi ha lasciata a casa dopo avermi abbracciata forte.

Come si supera una cosa del genere?

Io proprio non lo so.

Ho la testa vuota adesso, e sono ore che me ne sto distesa sul divano senza fare niente, a fissare il nulla. Romeo appollaiato contro la mia pancia, fa le fusa tutte le volte che lo accarezzo.

Vedo il tempo scorrere davanti a me.

La stanza colorarsi di chiaro giorno al mattino e buia notte a sera.

Non mangio, non bevo e nemmeno piango.

Ascolto i rumori del mondo che si muove fuori casa mia mentre io resto immobile nel mio casino.

A un certo punto sento delle campane suonare a festa.

È mezzanotte.

«Buon anno, mostriciattolo».

I botti esplodono in lontananza.

E io non mi sentivo così sola da anni, anche se sono sola da anni.

Sento una lacrima scivolare lungo la curva del mio naso e finire tra i cuscini. È solo una. Me ne concedo solo una.

Chiudo gli occhi e decido che domani sarà un giorno diverso, perché di stare così di merda non ne posso proprio più.

Solo che i sogni non li possiamo comandare noi e il mio sonno non è mai tranquillo. Vedo fotografie sporche di sangue. Rivivo l'incidente di sei anni fa. Io che volo fuori dall'auto, David che muore e il flash di una macchina fotografica che mi acceca.

Mi sveglio col cuore in gola perché qualcuno urla il mio nome.

Confondo i sogni con la realtà e mi riscuoto solo quando riconosco la voce di Danielle che mi chiama oltre la porta.

«JANE».

Bussa con le nocche contro la porta, Romeo balza giù dal divano quando mi alzo a fatica. Mi trascino verso la serratura, la faccio scattare e spalanco la porta tutta frastornata.

«Ciao» la mia voce è un disastro.

Mi fanno male gli occhi, non riesco a sopportare tutta questa luce che invade la stanza.

«Mi sono spaventata a morte» Danielle varca la soglia quando mi sposto per lasciare che entri. «Qui dentro si gela e tu hai addosso ancora l'accappatoio».

Mi guardo il petto e ricordo solo adesso di non essermi cambiata dopo la doccia di ieri. È passato un giorno. Un solo giorno e io mi sento come se fosse trascorsa una vita.

Mi volto verso lo specchio. Ciò che vedo è terribile. Ho paura che il mio volto resti sempre così: spento e deturpato dal dolore.

Sposto lo sguardo verso il basso, fisso i miei piedi nudi e non percepisco il freddo. È così che ci si sente quando dentro si ha il gelo?

JANE'S MEMORIES 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora