Capitolo 23 "Silenzi"

313 30 3
                                    

Passò qualche giorno, ma non ebbi più nessun tipo di dialogo con lei.
A lezione non mi ha mai dato il permesso di intervenire, forse per paura che la potessi mettere a disagio in qualche modo, durante le pause ci fu uno scambio di sguardi, da lontano, ma niente di più...
Quando cercai di avvicinarmi, cambiava strada o si metteva a parlare con qualche suo collega.
Lo spettacolo di fine anno era vicino...
Ormai era passato circa un mese.
Ogni anno era tradizione in quell' istituto fare un teatro nel mese di aprile, come conclusione degli studi fatti nei mesi precedenti.
Io ero molto brava, era una delle mie passioni più grandi la recitazione, quindi mi fu attribuito il ruolo da protagonista.
Destino ha voluto, che Miss Brachet decise di mettere in scena "Romeo e Giulietta".
Durante le prove, venne a farci visita Miss Bradley, su richiesta delle sue colleghe.
Cercò di non farsi vedere, ma sapevo che mi stava guardando.
Io non la guardai minimamente ed ero molto concentrata nella parte:

《Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti. Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu. Che vuol dire "Montecchi"? Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d'avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?》

Il ragazzo che recitava insieme a me era molto bravo.
Si chiamava Alfredo, un ragazzo di due anni più grande di me.
Non abbiamo mai avuto tanta confidenza, ma grazie a questo spettacolo ci siamo legati moltissimo e da lì a poco, sarebbe diventato il mio migliore amico.
In quel momento vi era un altra battuta che avrei dovuto dire...
E in quel momento mi è venuto così spontaneo guardare lei...

《Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente》.

I nostri sguardi erano fissi l' una sull'altra.
Aveva capito che non si poteva più fuggire da tutto questo, ma lottò fino alla fine con le unghie e con i denti per non cadere in tentazione.
Si alzò e se ne andò.
Logico... Era una mossa più che prevedibile. È sempre fuggita e io non mi sono meravigliata.
Gliene facevo una colpa, non riuscivo a capire e non volevo capire.
Avrei dovuto essere più sensibile e comprendere tutto il suo dolore, però nella mia mente fluttuava solo una parola: "menefreghismo".
Solo successivamente, grazie ad Alfredo, riuscii a capire che non se ne stava fregando, ma stava metabolizzando il fatto di aver preso una bella fissa per una ragazzina, per di più sua alunna.
La sua posizione non era facile, sarei dovuta essere più comprensiva nei suoi confronti.

𝑺𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐 𝑨𝒖𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆 ☆
𝑺𝒆 𝒗𝒊 è 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒊𝒖𝒕𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒕𝒂𝒕𝒆 𝒂 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒊𝒏𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝒔𝒖𝒑𝒑𝒐𝒓𝒕𝒐 𝒆 𝒇𝒂𝒕𝒆𝒎𝒊 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒂𝒕𝒆 𝒏𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊!
𝑩𝒖𝒐𝒏𝒂 𝑳𝒆𝒕𝒕𝒖𝒓𝒂 ♡

𝓛𝓪 𝓜𝓮𝓲𝓵𝓵𝓮𝓾𝓻𝓮 𝓟𝓪𝓻𝓽𝓲𝓮 𝓓𝓮 𝓜𝓸𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora