Capitolo 2 - Che cosa sei?

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«Che cazzo è successo, Castiel?»

La voce di Dean, calda e profonda nonostante la sorpresa di trovarsi in un luogo diverso e la rabbia per la caccia mancata, riusciva a provocarle brividi di piacere.

Si accorse che l'angelo, il cui nome era evidentemente Castiel, avrebbe voluto dare una risposta, ma fu anticipato da Sam che, con tono calmo e pacato, cercava di riportare il fratello alla ragione

«Dean...»

«Non ora, Sammy»

Già dalle loro voci si poteva intuire quanto fossero diversi quei due fratelli. Entrambi erano pericolosi, entrambi in grado di uccidere, certo, ma il maggiore agiva d'impulso, seguendo il proprio istinto senza porsi troppe domande, il più giovane, invece, era più cauto, riflessivo e razionale. Lo stavano dimostrando in quel preciso momento, infatti Dean incalzò l'angelo.

«Allora, Cass?»

Sam non si fece intimidire dal tono del fratello e provò di nuovo a farsi ascoltare.

«Ragazzi...»

«Si può sapere che diamine vuoi, Sam?»

Dean era sempre più irritato. Fu quando si girò per fronteggiare il fratello che si accorse che anche lei era lì con loro. Il cacciatore aprì la bocca per dire qualcosa, ma subito la richiuse. La ragazza non si lasciò sfuggire l'occasione e approfittò di quell'attimo di indecisione per subissarli di domande.

«Dove siamo? Cos'è successo? Dov'è padre O'Malley? Cos'è stata quella luce? Chi è quest'uomo?»

In realtà, ne sapeva abbastanza di soprannaturale da avere già la risposta per le proprie domande, tranne la prima, e quella era l'informazione che le interessava di più, in quel momento. Vide Dean avvicinarsi e allungare una mano verso di lei. Un soddisfatto sorriso di compiacimento stava per incresparle le labbra, ma la ragazza riuscì a trattenerlo. Il cacciatore di fronte a lei si stava dimostrando estremamente prevedibile e le cose stavano finalmente prendendo la piega che lei aveva pianificato fin dall'inizio.

Mentre Dean le prendeva con delicatezza la mano per allontanarsi insieme, le disse

«Vieni, sei sotto shock. È meglio se ora riposi un po', parleremo più tardi.»

La condusse in una camera che la ragazza suppose essere destinata a eventuali ospiti, visto che era arredata con un letto, un armadio e una scrivania con una sedia, tutti piuttosto anonimi, c'erano persino dei libri su una mensola, ma mancavano del tutto foto o oggetti personali. Un istante dopo averla accompagnata in quella stanza, Dean fece per andarsene, ma gli afferrò la mano con urgenza.

«Un attimo fa eravamo nella cripta con Padre O'Malley, e ora non ho la minima idea di dove ci troviamo. Per favore, Dean, non lasciarmi sola.»

Si stava comportando come una ragazzina in difficoltà, sebbene lei non lo fosse assolutamente, anzi, ma far leva sull'istinto di protezione degli uomini era un trucco che funzionava sempre. E quel cacciatore non faceva eccezione, infatti vide la sua determinazione vacillare. Purtroppo, però, Dean si dimostrò un osso più duro di quello che aveva immaginato, quando la allontanò con delicatezza, dicendo

«In questo momento potresti fare qualcosa di cui poi ti pentiresti.»

«Ne dubito fortemente.»

Dean si domandò se la ragazza intendesse davvero ciò che sembrava insinuare. Si prese un attimo per osservarla e tutto quello che riuscì a pensare fu solo che era dannatamente bella e che avrebbe voluto annullare la distanza che li separava e assaggiare le sue labbra. Eppure, in quella ragazza, c'era qualcosa che lo turbava, qualcosa che lo trattenne dal baciarla e lo spinse, invece, a chiedere spiegazioni.

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