Capitolo 9 - Campo libero

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Non perse tempo a prestare attenzione ai dettagli di quella camera di motel che sembrava uscita direttamente dagli anni '70, con la carta da parati a disegni geometrici arancio e marroni e una moquette a righe sui toni del beige. La strega si avviò decisa alla porta del bagno, la aprì, lo vide e il suo cuore saltò un battito.

Dean era lì, avvolto dal vapore della doccia, la pelle ancora bagnata, il fisico messo in risalto dal semplice asciugamano di cotone azzurro che gli cingeva i fianchi, il volto nascosto da un secondo asciugamano che aveva in testa per asciugare i capelli. Era la cosa più bella che la strega avesse mai visto. Il ragazzo aveva la vista impedita, ma l'udito era attento come sempre e il rumore della porta che si apriva gli fece subito chiedere

«Sammy?»

Lei si spostò con la magia dietro di lui, in modo da essere sicura di coglierlo di sorpresa, si appoggiò alla sua schiena e cominciò ad accarezzargli l'addome.

«Hai già dimenticato il mio tocco?»

Dean non avrebbe saputo dire se furono più le sue mani che lo sfioravano o la sua voce che pronunciava quelle parole cariche di sottintesi e promesse, a fargli venire i brividi e ad accendere il suo desiderio. Si girò nell'abbraccio di lei e, mentre si voltava, gli cadde l'asciugamano dalla testa e poté cogliere che indossava solo biancheria di pizzo blu, ma in quel momento non si chiese come fosse possibile e nemmeno come avesse fatto ad entrare lì. Nell'attimo in cui i loro occhi si incrociarono, con la voce arrochita di desiderio, semplicemente mormorò

«Streghetta»

Quanto le era mancata quella voce profonda che sapeva arrivare fino ai suoi punti più intimi, e quanto le erano mancate quelle braccia forti che ora, finalmente, di nuovo la stringevano con ardore.

Era troppo tempo che si costringevano a rimanere distanti e resistere oltre, in quel frangente, si rivelò impossibile. Si scambiarono un bacio ruvido e passionale, un bacio nel quale non avevano trovato posto i sentimenti che provavano uno per l'altra, ma solo il desiderio fisico e carnale che li consumava in quel momento. Era così semplice stare lì, loro due soli e isolati da tutto il resto, e lasciarsi andare alla passione. Dean le portò una mano dietro il collo e lasciò l'altra sui fianchi della strega, poi, spingendola col proprio corpo, la costrinse a indietreggiare fino a farla appoggiare alle fredde piastrelle beige della parete. L'eccitazione del cacciatore era innegabile e premeva contro di lei attraverso la spugna azzurra che ancora lo copriva. Fu un bacio lungo, fatto di lingue che si intrecciavano e leccavano, denti che si scontravano e mordevano, mani che accarezzavano e palpavano ogni centimetro di pelle che riuscivano a sfiorare. Si toccavano cercando di stare il più possibile addossati uno all'altra, quasi temessero che, nell'attimo in cui i loro corpi e le loro labbra si fossero staccati, la distanza che si era creata tra loro nelle ultime settimane sarebbe tornata ad allontanarli di nuovo.

Nel momento in cui, inevitabilmente, furono costretti a riprendere fiato, Dean domandò, con reale interesse e curiosità

«Che ci fai qui?»

La risposta di lei fu semplice e spontanea.

«Vi ho seguiti.»

«Come hai fatto a entrare?»

La strega alzò le spalle con noncuranza.

«Ho soltanto bussato. Appena Sam mi ha vista, mi ha lasciato campo libero.»

Dean fu sommerso da tutti i sottintesi presenti in quelle poche parole piene di malizia. Sam, ovviamente, sapeva che lei era lì, sapeva anche quello che aveva intenzione di fare e aveva implicitamente dato il proprio benestare. Non che lui avesse bisogno del consenso del fratello, faceva ciò che voleva e quando voleva, soprattutto se si trattava di donne. Soprattutto se si trattava di quella streghetta.

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