Capitolo 22 - So quello che sei

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Martedì 03 maggio 2016

Chiuse la porta alle proprie spalle e si rintanò nel proprio ufficio come in un rifugio. Aveva assoluto bisogno di silenzio e tranquillità dopo aver tenuto una conferenza di quasi quattro ore, e riordinare la libreria che si trovava dietro la scrivania era esattamente ciò che l'avrebbe aiutata a trovarli. Aveva trascorso due ore abbondanti a presentare agli studenti e agli altri partecipanti alla conferenza, il proprio ultimo libro Aureole e forconi: la teologia spiegata alle masse e, terminata la presentazione, aveva passato il tempo restante a rispondere alla raffica di domande che le erano state poste.

Aveva scoperto di amare l'ambiente universitario e anche l'insegnamento, per questo motivo quando il rettore, due anni prima e subito dopo aver conseguito la laurea in Teologia a pieni voti, le aveva chiesto di ritornare il settembre successivo in facoltà col ruolo di insegnate, lei aveva risposto di sì. Da allora aveva già pubblicato tre libri, ma ogni volta che le veniva richiesto di tenere una conferenza, per lei era come una punizione.

Sentì la porta del proprio ufficio aprirsi senza che nessuno avesse bussato, ma non vi prestò particolare attenzione poiché era una cosa che capitava spesso purtroppo, soprattutto dopo una conferenza, perché i suoi studenti raramente avevano la pazienza di aspettare la sua prima lezione per porle le domande che si erano dimenticati di fare durante il dibattito.

«Professoressa Evangeline Winchester?»

Quella voce, quelle parole, la stupirono notevolmente. La domanda poteva anche essere lecita se pronunciata da qualcuno che non fosse un suo studente, ma nel tono con cui era stata pronunciata era presente un astio che uno sconosciuto non avrebbe avuto motivo di provare nei suoi confronti. Per un istante temette che potesse trattarsi di un demone o di un angelo, ma scartò l'ipotesi quasi immediatamente perché nessun nemico si sarebbe preoccupato di confermare la sua identità prima di ucciderla.

Dopo un altro secondo si rese conto che, dopotutto, quella non era una voce sconosciuta, era una voce che apparteneva al suo passato recente, ma che non si sarebbe aspettata di ascoltare ancora, tantomeno all'interno del proprio ufficio. Si voltò verso l'ospite con la speranza di poter dare conferma ai propri pensieri.

«Matt?»

Nella voce della donna era facilmente percepibile tutta la sorpresa che le provocava trovarsi faccia a faccia con l'amico di un tempo. Si avvicinò a lui pronta a stringerlo in un forte abbraccio e a ricevere in cambio un caloroso saluto.

«Sei davvero tu! Come sono felice di vederti.»

Lo sguardo freddo e distante dell'uomo la raggelò e le suggerì di fermarsi giusto un istante prima di gettargli le braccia al collo. Matt continuava a fissarla impassibile e quando parlò lo fece senza sforzarsi di celare il risentimento che provava.

«Sinceramente, fatico a credere che tu possa essere davvero felice di vedermi. Da più di due anni sono convinto che la mia migliore amica sia in Europa, e invece, per puro caso, ora scopro che sei qui, a sole dieci ore d'auto da South Harbor. E non hai mai trovato il tempo per farmi nemmeno una telefonata.»

Che Matt fosse offeso e ferito era più che evidente. Quando era riuscita a salvare Robert, quando aveva deciso di passare un po' di tempo col proprio fratello, si era resa conto che ogni giorno in più che restava in quella casa aumentava il pericolo di farsi trovare dal demone. Quando, per di più, aveva scoperto di essere incinta, aveva realizzato che avrebbe abbandonato l'Indiana per sempre. All'epoca, aveva avuto il buonsenso di avvertire Matt della propria partenza, ma, tanto per cambiare, non gli aveva detto la verità. Dato che non aveva certezze riguardo il proprio futuro, aveva raccontato all'amico che si sarebbe trasferita in Europa con suo fratello per approfondire gli studi di teologia. Ora, invece, Matt aveva scoperto che lei si trovava negli Stati Uniti e si doveva inventare su due piedi una storia credibile. Stava ancora pensando come cavarsi d'impaccio che lui riprese a parlare.

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