Capitolo 13 - È mio fratello

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Non è che avessero risolto molto quel giorno. Erano arrivati in quella nuova città soltanto la sera precedente, quindi non avevano ancora avuto il tempo di fare indagini approfondite e si erano limitati solo alle visite di rito all'ufficio dello sceriffo e a quello del medico legale. Dean aveva avuto l'impressione che Sam non avesse molta voglia di mettersi al lavoro su quel caso. Di certo non sarebbe andato a chiedergli chiarimenti al riguardo, c'erano già troppe cose in sospeso tra loro e quella era solo una questione in più che, prima o poi, avrebbero affrontato. Perché andava sempre così tra loro due, alla fine risolvevano sempre tutto. O fingevano di dimenticare, o ci passavano sopra, in ogni caso riprendevano la loro vita di sempre.

Tutto quello che erano riusciti a scoprire sul caso era che giovani e belle studentesse universitarie venivano ritrovate morte nei propri letti. Tutte erano state trovate nude sotto le lenzuola. Tutte avevano fatto sesso nelle ore precedenti il decesso. Nessuna riportava segni di violenza sessuale. Nessuna era risultata positiva ai test tossicologici. Per tutte, i livelli di alcool nel sangue erano entro i limiti. In tutti i casi sembrava trattarsi semplicemente di morte naturale dovuta ad arresto cardiaco. Lo sceriffo Henderson non aveva nessun indizio che lo inducesse a pensare che si trattasse di delitti, ma sei ragazze morte in un mese era una frequenza di decessi che, per un posto tranquillo come South Harbor, era comunque sospetta. L'ipotesi del poliziotto era che si potesse trattare di una qualche nuova sostanza stupefacente che girava tra i ragazzi e che i test tossicologi non erano in grado di rilevare, così non aveva fatto troppe domande quando lui e Sam si erano presentati come agenti federali mandati a fare un sopralluogo.

Erano troppi anni, ormai, che loro due avevano a che fare con il soprannaturale per non riuscire a cogliere un'impronta demoniaca in tutto ciò. Non avevano ancora capito come agisse il demone e quale fosse esattamente il suo scopo, ma poco importava. L'importante era trovarlo e farlo fuori una volta per tutte.

Sam continuava a non rivolgergli la parola dall'ultima volta che quella (faceva male anche solo pensare il suo nome) aveva bussato alla porta della loro camera di motel, con le idee molto chiare su quello che aveva voglia di fare, per poi decidere di punto in bianco di sparire un'altra volta. Suo fratello, ovviamente, continuava a incolpare lui del fatto che lei se ne fosse andata di nuovo. Certo, era facile scaricare addosso a lui tutta la responsabilità. Come se quello che lui desiderava non fosse stringerla tra le braccia, inchiodarla a un letto e chiudere tutto il mondo (suo fratello per primo) fuori dalla loro stanza. Peccato che fosse un lusso che non poteva permettersi.

I suoi pensieri furono interrotti da un cellulare che vibrava sul tavolo. Strano che Sam fosse andato in doccia dimenticandolo lì, ultimamente se lo teneva incollato addosso come il più potente dei talismani. Si avvicinò e vide lampeggiare sul display il nome Grace. Non ci dovette nemmeno pensare, era ovvio che non si sarebbe lasciato scappare l'occasione, questa volta avrebbe scoperto qualcosa su di lei.

«Pronto, sono Dean. Sam al momento è impegnato.»

Si aspettava che la persona dall'altra parte dicesse almeno una parola, invece tutto quello che sentì fu il rumore di un respiro e, dopo un attimo, nemmeno quello. Chiunque fosse, aveva terminato la chiamata lasciandolo perplesso e sempre più preoccupato.

Vide Sam uscire dal bagno e, mentre si vestiva, gli disse con noncuranza

«Ti suonava il cellulare»

Il più giovane prese il telefono e Dean si accorse di come cercasse in tutti i modi di evitare che i loro sguardi si incrociassero mentre trafficava col display.

«Sicuro? Non ci sono chiamate senza risposta»

Ovvio che fosse sicuro! Ora Sam pensava anche che avesse le allucinazioni? Rispose con semplicità, come se fosse certo di non aver fatto nulla di strano o di sbagliato.

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