Capitolo 12 - Un demone

242 14 0
                                    


Non era possibile, quello che aveva visto camminare all'esterno della tavola calda non poteva assolutamente essere Emmanuel (Robert, doveva ricordarsi di chiamarlo Robert, la nonna aveva sempre insistito perché cercassero di dimenticare i propri veri nomi). Quante probabilità c'erano che uno dei suoi fratelli arrivasse nella stessa città in cui viveva lei? Non era una matematica, ma immaginava che fossero decisamente poche, visto quanto grandi erano gli Stati Uniti d'America, e poi, non poteva nemmeno essere certa che qualcuno di loro non si fosse trasferito in qualche altro continente. Eppure, sapeva di non potersi sbagliare. Erano passati tre anni dall'ultima volta che si erano visti, ma anche da quella distanza non potevano esserci dubbi. Quello che stava camminando dall'altro lato della strada era suo fratello maggiore.

Si era mossa senza nemmeno rendersene conto, si era alzata e aveva cominciato a camminare nella direzione in cui l'aveva visto allontanarsi. Che cosa avrebbe dovuto fare? Il desiderio di incontrarsi, parlare, stare un po' insieme era forte, ma sapeva che si sarebbe potuto rivelare pericoloso. Era vero che i tatuaggi li rendevano invisibili ai demoni, ma con quel dannato demone che li perseguitava non si poteva certo stare tranquilli, era già stato in grado di trovarli nei momenti più impensabili. Non poteva, però,essere così vicina a uno dei propri fratelli, dopo tanto tempo, e semplicemente voltarsi dall'altra parte e fare come se nulla fosse. Scegliere tra fare la cosa che voleva e quella che doveva si stava rivelando più difficile di quello che avrebbe dovuto essere.

Si stava appigliano con tutta se stessa al ricordo del protocollo che avevano stabilito per un caso come quello. Se si erano premurati di pianificare come farsi riconoscere uno dall'altro, nel caso si fossero incontrati, significava che tutti loro sapevano che, in un'occasione come quella, non sarebbero riusciti a stare separati .In un ultimo tentativo di cercare una scusa per non avvicinarsi, si chiese se anche lui ricordasse, come lo ricordava lei, ogni dettaglio di ciò che avevano programmato. Non resistette oltre e si decise a tentare.

Fece comparire tra le proprie mani quella che era a tutti gli effetti una penna di colomba, tranne per il fatto che era di colore rosso vivo. Soffiò sulla penna e questa scomparve, per ricomparire un istante dopo sopra la testa del ragazzo e cadere tra le sue mani. Stando alloro protocollo di riconoscimento, lui avrebbe dovuto capire subito a chi apparteneva la penna, guardarsi in giro in cerca della sorella e, una volta che l'avesse identificata tra la folla, avrebbe dovuto rispondere inviando un'altra penna, solamente di un colore differente (blu per Emmanuel/Robert, verde per Daniel/Anthony, rosa per Liat/Sarah). Una volta che lo scambio di penne si fosse concluso, solo allora si sarebbero potuti avvicinare e parlare.

Le cose sembravano andare come previsto. Il ragazzo prese tra le mani la penna che cadeva dal cielo e cominciò a guardarsi intorno,incuriosito. Posava per un istante lo sguardo su chiunque fosse nel suo campo visivo, senza indugiare su nessuno, poi proseguiva. Lo stesso fece nel momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli della sorella. La vide, la osservò, non diede segno di averla riconosciuta e passò oltre.

Quando i loro sguardi si incrociarono, la ragazza notò qualcosa negli occhi del fratello e non poté assolutamente credere a quello che aveva visto. Lui era una strega più potente di lei, come era possibile che fosse successo? Si doveva essere sbagliata, doveva essere stato un errore dovuto alla luce. Era assolutamente impossibile che gli occhi di suo fratello fossero diventati completamente neri. Ma come poteva spiegare, allora, che lui non l'avesse minimamente riconosciuta? Forse, in quei pochi anni, lei era cambiata più di quanto avesse immaginato? Forse, la grigia luce del primo pomeriggio di quella uggiosa giornata autunnale aveva ingannato lui, come aveva certamente fatto con lei?

Si era fermata sul ciglio della strada, continuando a fissare la sagoma di suo fratello che si allontanava, cercando di trovare una scusa qualunque che suonasse sufficientemente credibile alle proprie orecchie, ma non riuscì a trovarne. Si risolse a tornare a casa, di sicuro non poteva affrontare il fratello in quel momento, con la consapevolezza che lui l'avesse scambiata per una passante qualunque e con il timore che lui...no, non aveva nemmeno intenzione di prenderla in considerazione, quella possibilità.

Strega di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora