Capitolo 10 - Una vita normale

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Ricomparire con la magia nel proprio appartamento dopo aver litigato con Dean stava diventando un'abitudine. E, decisamente, era un'abitudine tutt'altro che piacevole, della quale avrebbe fatto volentieri a meno.

Sentiva gli occhi bruciare per le lacrime che, fino a quel momento, era riuscita a stento a trattenere. Decise di infilarsi sotto la doccia nel tentativo di mimetizzare con le calde gocce del getto d'acqua il pianto che finalmente si concesse di versare, mentre permetteva ai propri pensieri di vagare liberi dove preferivano. Ovviamente si ritrovò a pensare a Dean.

Com'era possibile che lui continuasse a spingerla al limite in quella maniera? Non si limitava semplicemente a mandare alle ortiche la sua razionalità, riusciva proprio a polverizzare il suo autocontrollo e questa era una cosa alla quale non era abituata e che la destabilizzava. Per la miseria, lei era una strega! Era stata educata a mantenere la padronanza della propria magia in ogni situazione fin da quand'era piccola! Le era stato insegnato ancora dai suoi genitori che un potere incontrollato è sempre fonte di pericoli e di guai! Erano tutte cose che conosceva alla perfezione, eppure con lui dimenticava tutto quello che aveva imparato nel corso della propria vita. Che diamine, per colpa sua era la seconda volta che si ritrovava sul punto di lasciar scorrere libera la propria magia, indipendentemente dalle ovvie e disastrose conseguenze. La prima volta, circa una settimana prima, era stata sul punto di fargli del male seriamente, ma era riuscita a trattenersi all'ultimo, anche se questo le era costato la dolorosa decisione di lasciare il bunker e i Winchester. Questa volta non aveva nemmeno provato a trattenersi, ma almeno sperava che averlo fatto sbattere contro una porta non avrebbe comportato danni seri. Però era evidente che stava perdendo il controllo, e questo non era da lei. Forse avrebbe dovuto prendere seriamente in considerazione l'idea di stargli lontana una volta per tutte, limitandosi ad accorrere in soccorso di Sam quando l'incantesimo che li legava l'avrebbe richiamata.

Fu distratta da quei tristi pensieri dagli squilli di un telefono che riuscirono a coglierla di sorpresa. Strano, era certa di aver spento il proprio cellulare appena aveva rimesso piede in casa, nella speranza, vana, che non parlare con Sam l'avrebbe aiutata a evitare di pensare a Dean. Mentre usciva dal bagno, vide sul proprio comodino l'origine di quel suono e ricordò che prima di andare a caccia aveva lasciato acceso e in carica l'altro cellulare, quello che utilizzava per la propria vita normale. E la vita normale che aveva cercato di costruirsi negli ultimi tre anni, e che aveva completamente scordato in meno di un mese, le ricadde addosso in un solo momento.

Riuscì a rispondere prima che il nome di chi la stava chiamando smettesse di lampeggiare sul display e riuscì perfino a mascherare alla perfezione la propria incertezza.

«Ciao Matt.»

Matt, il suo compagno di studi, il suo amico, il ragazzo di cui aveva scordato persino l'esistenza. Sospirò sconsolata alla realizzazione di quel dato di fatto e si lasciò cadere seduta sul letto.

«Ehi Les, bentornata sulla terra. Dove sei stata?»

Matt era sempre il solito curioso, non era in grado di pronunciare una frase se non vi inseriva almeno una domanda.

«Avevo bisogno di staccare.»

Quantomeno quello era ciò che aveva cercato di fare nell'ultima settimana, ma che non si sarebbe mai abbassata ad ammettere, non con Matt perché avrebbe significato dare troppe spiegazioni su dove fosse stata e cosa avesse fatto, né con Dean col quale si augurava di non dover più avere a che fare.

La voce dell'amico le impedì di infilarsi in altri pensieri amari e angoscianti sul cacciatore.

«Devi aver staccato molto bene. Non ti sei fatta sentire praticamente per un mese!»

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