Capitolo 7 - In ansia per voi

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Il rapporto che Sam aveva instaurato con quella che ormai era diventata la sua sorellina, in pochi giorni aveva già trovato una propria routine. Il primo che si svegliava al mattino mandava un sms di buongiorno all'altro, ogni sera si scrivevano la buonanotte, e, nell'arco della giornata, cercavano di trovare almeno un paio di minuti per sentirsi a voce. Il giovane cacciatore aveva salvato il numero della ragazza sotto il nome fittizio di Grace perché i poteri della strega richiamavano alla sua mente la grazia degli angeli, e lei era come il ragazzo avrebbe voluto fossero le creature celesti, dolci, gentili, premurose, invece di quei sadici bastardi che si erano dimostrati essere in realtà.

Non c'erano dubbi sul fatto che Dean si stesse infastidendo e insospettendo per il comportamento di Sam che, ogni volta che il cellulare squillava, si allontanava da lui, ma il più giovane era ancora furente col fratello e, al momento, non gli importava minimamente di dargli sui nervi. E poi, se erano costretti a quei sotterfugi, la colpa era solo e soltanto sua. Era lui che l'aveva fatta scappare, rimanendo irremovibile nella propria decisione di non accettare l'aiuto che lei aveva offerto loro. Più di tutto, quello che faceva infuriare Sam era che Dean non aveva fatto assolutamente nulla per diminuire la distanza che c'era tra lui e la strega fintanto che gli sarebbe stato possibile, e, ora che lei non era più con loro, il maggiore si comportava come se non soffrisse per la sua assenza, fingendo che lei non fosse mai entrata nelle loro vite.

Quella sera si trovavano nella stanza di un motel come tanti altri in cui erano stati in tutti quegli anni, gli avanzi della cena ancora sul tavolo. Dean si era già buttato sul letto, ben sapendo che cercare di intavolare una conversazione col fratello minore sarebbe stato del tutto inutile. Da quando lei era sparita, Sam rispondeva solo a monosillabi, quelle rare volte in cui si degnava di rispondergli.

Dean, il telecomando in una mano e una bottiglia di birra nell'altra, stava facendo zapping nel tentativo di trovare un programma qualunque che lo aiutasse a non pensare, per l'ennesima volta, all'ultimo istante in cui aveva potuto guardare un certo paio di occhi grigi. Ogni tanto, senza farsi notare da Sam, voltava lo sguardo verso il fratello. L'istinto di protezione nei confronti del minore era talmente radicato in lui, che certi gesti erano inconsci e involontari.

Sam si era nuovamente seduto a tavola, dopo aver pulito il piano dove avevano cenato poco prima, rivolgendo al fratello solo uno sguardo di disapprovazione per il suo abituale disordine, quindi vi aveva poggiato il portatile, aperto internet e cominciato a fare ricerche sul caso per cui erano arrivati fin lì. Il cellulare era, come sempre, posato accanto al computer in modalità silenziosa. Con la coda dell'occhio il ragazzo vide il display illuminarsi per un breve istante, raccolse il telefono e uscì dalla stanza, lasciando lì un Dean scocciato che si stava ripromettendo che doveva riuscire a prendere quel dannato telefono e scoprire cosa diavolo stesse combinando suo fratello. Perché sì, Sam era una spina nel fianco, e in quel periodo più che altre volte, ma restava pur sempre il suo fratellino, e lui aveva il compito di vegliare su di lui e proteggerlo.

Sam stava già facendo partire la chiamata, che ancora non si era chiuso la porta alle spalle. Quello che sentì quando lei rispose lo stupì.

«Dove siete?»

Niente saluti, niente convenevoli, niente nomignoli, solo l'urgenza di ricevere una risposta. Era evidente che fosse preoccupata, e questo spiazzò il ragazzo. Così, il cacciatore che era in lui le rispose quello che lei aveva chiesto implicitamente.

«A caccia. Ci sono problemi?»

«Non lo so, ma ho una brutta sensazione. Continuo a sentirmi in ansia per voi, come se qualcosa di pericoloso vi stesse attendendo.»

Il ragazzo non riuscì a trattenere un accenno di risata.

«Scusa» disse sforzandosi di non ridere «Non voglio mettere in dubbio i tuoi poteri, ma quello che hai appena detto si adatta a ogni giorno della nostra vita.»

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