Strega di sangue

Capitolo 20 - Lasciaci soli

Per Leslie, l'ora di uscire di casa per andare a cercare il proprio fratello arrivò più in fretta di quello che aveva immaginato. Avere qualcosa che le occupava i pensieri, avere di nuovo qualcuno di cui prendersi cura, l'aiutò a non concentrarsi solo sulla lentezza dello scorrere del tempo e sul senso di vuoto e solitudine che era stato una compagnia costante negli ultimi tre anni.

Quella sera aveva pianificato che Dean non avrebbe fatto coppia con Castiel, ma che l'angelo, come Sam, sarebbe andato da solo. Aveva giustificato la scelta dicendo che, se per caso avesse nuovamente incontrato Matt, sarebbe stato difficile spiegare come mai fosse ancora in giro per locali da sola e quindi era necessario che Dean fosse lì a tenerle compagnia. La realtà, però, era che si era ormai resa conto che da sola si sentiva debole e impotente, e che era la presenza di Dean a donarle la calma di cui aveva bisogno, soprattutto nel caso in cui, finalmente, fossero riusciti a trovare e affrontare il demone che stavano cercando.

Contrariamente a quanto accaduto a casa, il tempo, al Gasoline, passava in maniera estremamente lenta e snervante. Tutto ciò che Leslie poteva fare, dentro il locale, era aspettare e osservare, ma questo, per il suo cervello sovreccitato, non era un impegno sufficiente a impedirle di ipotizzare gli scenari peggiori che sarebbero potuti capitare. La strega, in principio, immaginò che nemmeno quella sera il demone si sarebbe fatto vedere, e quello fu il male minore che riuscì a farsi, perché poi i suoi incubi peggiorarono. Si vide riuscire a trovare il demone, ma non riuscire a immobilizzarlo prima che questi la riconoscesse e mettesse in atto la propria minaccia di piantarsi il pugnale nel cuore e così, mentre vedeva il fumo nero lasciare il tramite, assistette impotente alla morte del proprio fratello.

Sarebbe andata avanti ancora a torturarsi l'animo da sola se Dean non avesse cercato di distoglierla dai cupi pensieri che le giravano per la testa e che il cacciatore riusciva a immaginare con anche troppa facilità. Il ragazzo la portò sulla pista a ballare, le offrì da bere, tentò di farla ridere e flirtò con lei, pur di trovare un modo qualunque per far diminuire l'ansia che stava divorando la strega. Anche se entrambi sapevano già che si trattava di tentativi inutili, la ragazza apprezzò le cortesie che le stava riservando.

Dean, ormai, era arrivato al punto di non sapere più che cosa inventarsi per distrarla, erano più di due ore che stavano lì a guardarsi intorno e di quel dannato demone continuava a non esserci traccia. Era chiaro, a quel punto, che la sua streghetta stesse per raggiungere il limite di sopportazione per tutta la tensione e l'angoscia che quella caccia le stava provocando. Infatti, improvvisamente, gli disse

«Se quel maledetto demone avesse deciso di lasciare la città, perché io ho provato ad affrontarlo, non me lo potrei mai perdonare. In quel caso come faremo a trovare mio fratello?»

Il cacciatore che era in lui rispose quasi istantaneamente, come se avesse già preso in considerazione quell'ipotesi e anche molte altre.

«No, non penso che se ne sia andato. È vero che l'hai affrontato, ma è lui che ha sconfitto te, non credo ti ritenga una minaccia tale da fargli cambiare luogo di caccia. Secondo me lascerà la città solo quando avrà esaurito le possibili prede, o la situazione si dovesse fare troppo sospetta.»

Guardò la sua strega e vide che era quasi stupita dal suo ragionamento. Perché mai era tanto meravigliata? Stavano parlando di caccia ai demoni, quello era il suo campo d'azione e sapeva di essere bravo nel proprio lavoro. Poi, tralasciando il proprio orgoglio, in un impeto di affetto nei confronti della ragazza, aggiunse

«Se non riuscissimo a trovarlo qui a South Harbor, ci vorrà soltanto un po' più di tempo. Abbiamo capito come opera, sappiamo quali indizi cercare e come seguirli, puoi stare certa che gli daremo la caccia fino a quando non avremo salvato tuo fratello. Ti ho promesso che insieme risolveremo tutto, ricordi?»