Capitolo 27 - Non ho cambiato idea

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Dean stava già per avvicinarsi alla porta e sparare ai lucchetti quando la moglie si avvicinò e gli chiese di lasciar fare a lei. Ormai non si trattava più di non farsi sentire dai vampiri, ma di non spaventare gli esseri umani che, presumibilmente, erano tenuti prigionieri in quelle stanze. Non ci volle molto perché la magia della strega facesse scattare i quattro lucchetti e la serratura della porta e, in meno di un minuto, furono all'interno. Sempre con l'intento di non spaventare chi si trovava all'interno, Jody si annunciò

«Sono lo sceriffo Jody Mills. C'è qualcuno?»

Una voce di uomo, concitata e spaventata, rispose subito.

«Sceriffo Mills, aiuto! Siamo qui!»

Jody corse immediatamente nella direzione da cui proveniva la voce, Dean rimase di guardia alla porta ed Evi percorse tutta la stanza con la torcia. Appena la strega individuò le finestre, in un istante le mandò in frantumi, inondando la stanza di sole. Dean, i cui occhi abituati all'oscurità furono infastiditi da tanta luce, si voltò di scatto verso il pianerottolo e fu allora che le vide.

Il cacciatore era consapevole del fatto che quelle due vampire avrebbero potuto facilmente raggiungerli alle spalle e anche di ciò che, in quel caso, ne avrebbero fatto di loro. Lui, però, grazie al proprio istinto, o per pura e semplice fortuna, si era voltato proprio al momento giusto e aveva potuto vedere i profili di due figure femminili nella penombra creata nel corridoio grazie alla magia della sua streghetta. La prima delle due donne, capelli ricci corti e nerissimi, pelle scura e abbigliamento total black che la mimetizzava perfettamente nell'oscurità, cercò di rallentare la propria corsa nel momento in cui si accorse della luce solare che riempiva l'appartamento, ma non fu abbastanza svelta da riuscire a evitare la lama che Dean teneva stretta tra le mani e che si scontrò, inesorabile, col collo lungo e affusolato del vampiro. L'altra donna, che avrebbe potuto essere la gemella della prima, ebbe la prontezza di riflessi di fermarsi e scappare nella direzione da cui era arrivata. Dean, come prevedibile, non stette a riflettere e, col machete stretto nella destra, si mise a rincorrerla.

Jody si trovava nel salotto perfettamente arredato e appena illuminato da una lampadina rossa ed era impegnata a controllare le condizioni di salute e le ferite dei prigionieri che erano seduti tra divano e poltrone e, da quella posizione, non poteva vedere ciò che stava accadendo sul pianerottolo, ma poté sentire distintamente Evi gridare il nome del marito. Conoscendo Dean da molti anni, lo sceriffo non ebbe alcuna difficoltà a intuire quanto fosse accaduto, così, quando la strega la raggiunse nella stanza, le disse di seguirlo, ma la donna scosse la testa e, mentre si avvicinava agli uomini, rispose

«No. Dean sa quello che fa, o almeno lo spero. E, in ogni caso, gli conviene non farsi ammazzare o giuro che troverò il modo di riportarlo in vita solo per poterlo uccidere con le mie mani.»

Jody, trattenendo un sorriso, si rivolse agli uomini.

«C'è qualcun altro qui con voi?»

Fu Mike Trevors a rispondere, la voce carica di ansia e preoccupazione.

«Certo che c'è qualcun altro! Quelle hanno preso mio figlio. Jeremy è solo un bambino, sarà spaventato. Devo andare a cercarlo.»

«Non preoccuparti Mike, ci occuperemo anche di trovare Jeremy e di portarlo in salvo, ora, però, abbiamo bisogno di sapere se ci siete solo voi tre o se ci sono anche altre persone che sono state portate qua da loro

Evi aveva lasciato che fosse Jody, nel ruolo di autorità competente, a cercare di calmare il signor Trevors, ma una delle parole pronunciate dall'uomo risvegliò il suo istinto, così la strega chiese

Strega di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora