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L'aria esterna, pur essendo più fresca, era sempre pesante da respirare, non come quella viziata del bunker, ma in un certo senso Bakugou preferiva quella familiare del loro posto sicuro. L'aria esterna aveva sempre un sapore di ferro e i polmoni sembravano stridere ad ogni respiro.

Non era facile camminare senza far caso alla devastazione che li circondava. Ogni metro che percorrevano era un cespuglio di cui rimanevano solo le radici, una strada di cui l'asfalto si era crepato, edifici senza più un tetto a proteggerli, macchine accartocciate come lattine o poggiate sui tettucci come tartarughe incapaci di rivoltarsi e corpi. C'erano cadaveri sul ciglio della strada, sotto gli alberi privi di chioma e nelle case che mettevano in mostra il loro interno perché aperte sulla facciata.

Stare fuori faceva venire la nausea come l'idea di dover continuare a vivere di patate lesse.

"Quanto distano queste tracce che avete visto?" Bakugou fece un passo avanti e si affiancò a Shinso. I capelli viola dell'amico si muovevano con sferzate nel vento primaverile. Lo vide chinare la testa e strizzare gli occhi, lo aveva visto fare quel gesto diverse volte, serviva per riportare alla mente immagini viste in precedenza senza distrarsi con il panorama del presente.

"Non molto, dobbiamo continuare verso Ovest e ci dovremmo arrivare nel giro di venti minuti" Shinso riaprì gli occhi e li posò su Kaminari che lo stava superando con passo svelto. Quel compagno aveva una memoria eccezionale, si sarebbe potuta definire eidetica se solo avesse dimostrato tale capacità durante gli anni al liceo. Kaminari aveva sviluppato quel senso di orientamento basato su fotogrammi memorizzati solo dopo la pioggia di meteoriti.

Un boato seguito da una scossa li fece tremare sul posto. Bakugou cercò qualcosa a cui aggrapparsi, mentre vedeva Kaminari crollare sulle ginocchia e tenersi la testa. Erano settimane che il pianeta veniva scosso da terremoti imprevedibilmente potenti. Sembrava si lamentasse della presenza degli ultimi esseri umani e che cercasse un modo per scrollarseli di dosso.

"State bene? State tutti bene?" le orecchie di Bakugou fischiavano ma udì le urla di Tamaki che li richiamava con preoccupazione. Tamaki era il maggiore e sembrava sempre prendersi la responsabilità delle loro vite più di chiunque altro.

Alzarono tutti una mano e con il pollice fecero capire agli altri che non si erano feriti. Era un segnale semplice e rapido. Nessuno poteva dimenticarsi cosa significasse: sto bene.

Ricominciarono a camminare cercando di tenersi alla larga da qualsiasi struttura pericolante che sarebbe potuta venir giù con un altro scossone della terra. Si sentivano minacciati dal suolo stesso che calpestavano. Kaminari teneva i muscoli delle braccia rigidi e lanciava occhiate preoccupate alle crepe nuove nell'asfalto.

"Cosa c'è nelle profondità della terra? Se dovesse spaccarsi in due, dove finiremmo?" chiese alzando gli occhi ambrati su Bakugou, il quale aveva smesso di insultarlo dopo che aveva rischiato di perderlo mesi prima. Lo aveva visto cadere dal tetto di un palazzo, ma con agilità, un'agilità che non gli si addiceva per niente, si era aggrappato a una scala antincendio e aveva arrestato la propria caduta con pochi danni. Era rimasto bloccato con la spalla lussata per diversi giorni finché non aveva trovato il coraggio di farsela riposizionare bene da Tamaki. In quell'occasione aveva urlato più di quanto aveva urlato durante la caduta dal palazzo.

"Credo che tu ti debba preoccupare di più di quanto sarà lenta o rapida la morte" Bakugou si strinse nelle spalle. Lui preferiva di gran lunga una morte rapida, senza fronzoli come addii e lacrime. Lui non voleva soffrire e non voleva dover pensare a delle ultime parole da rifilare ai suoi compagni. Kaminari, nonostante fosse un ragazzo che non sopportava affatto il dolore, preferiva l'idea di morire lentamente così da poter esprimere i propri sentimenti a tutti coloro che gli volevano bene. Per questo aveva odiato l'idea di star per morire cadendo da un palazzo, se fosse morto in quel modo non avrebbe avuto la possibilità di dire addio.

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