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Izuku si trovava seduto tra le pannocchie, teneva le gambe incrociate e si divertiva a contare i chicchi di mais più scuri. Chi guardava il campo da lontano poteva vedere solo un ciuffo verde affiorare tra il giallo delle pannocchie, ma nessuno avrebbe pensato che ci fosse un ragazzo intento a nascondersi per riposarsi.

Izuku sentì dei passi dietro di lui e si girò cercando di assumere l'espressione più docile possibile. Nessuno poteva resistere ai suoi occhioni da cucciolo abbandonato. Si rilassò quando notò un ghigno sul volto di colui che l'aveva raggiunto, di nuovo. Bakugou l'aveva lasciato lì dicendo che sarebbe andato a fare una doccia, ma invece sembrava non volerlo lasciare per più di cinque minuti.

"Non dovevi lavarti?" il verde si alzò in piedi e tornò a vedere il resto dei ragazzi oltre il campo di pannocchie.

"Ho pensato di invitarti a fare la doccia con me" l'occhiolino nascose per un istante un'iride color del fuoco, ma quella subito tornò a mostrarsi con una luce più intensa al suo interno. Lo sguardo del biondo poteva parlare da sé.

"E se facessimo le docce separatamente e poi ci mettessimo sul letto a riposare un po'? Sono distrutto" la proposta del verde non era uscita solo come scusa per non dare corda a quel ragazzo dal carattere esplosivo, lui sapeva che il biondo gli stava nascondendo qualcosa e aveva intenzione di fare il possibile per farlo parlare. Sapeva anche che, una volta in camera, da soli, Bakugou non avrebbe avuto scampo al suo interrogatorio. Ciò che gli sfuggiva era che anche Bakugou lo aveva invitato a seguirlo solo per parlargli del sogno premonitore.

Era passato troppo tempo, Bakugou rischiava di non riuscire a salvare colui che doveva uccidere lui stesso. Doveva assolutamente dirlo a Izuku e trovare con lui la soluzione.

La stanza era abbastanza in ordine, si vedeva come Tamaki li tenesse in riga. Izuku si sdraiò subito sul materasso del biondo che ancora si trovava sotto la doccia. Si portò le mani incrociate dietro la testa e chiuse per un istante gli occhi. Si addormentò per pochi secondi e poi un dolce bacio sulle labbra lo destò di nuovo. Ricambiò bacio, sfessurò la bocca e poi si distanziò per sorridere al suo amato.

"Izuku, dobbiamo parlare di una cosa importante" Bakugou si mise seduto sul fondo del letto e attese che anche il verde si tirasse su dalla sua posizione supina. Sul viso del verde si sarebbe aspettato si materializzasse un'espressione preoccupata, ma sembrava invece che non stesse aspettando altro che quella frase.

"Mi devi dire chi ucciderai" fu diretto Izuku, serio, conciso. Non diede a Bakugou possibilità di divagare, non poteva rivelargli altro. Lui pretendeva la verità sul sogno premonitore e Bakugou non voleva più tenerlo all'oscuro.

"Mi odierai"

"Impossibile, io ti amo" il sorriso contornato di lentiggini scaldò il cuore del biondo che trovò il coraggio di parlare. In fondo lo aveva già rivelato a Shoto, poteva farlo una seconda volta.

"Nel sogno io punto la pistola contro una persona che conosco molto bene e che non ucciderei mai. Ho provato già la disperazione della sua perdita una volta, non voglio che succeda di nuovo" nonostante fosse convinto di voler parlare, non riuscì a dirlo in modo diretto. Non subito.

"Contro chi punterai la pistola?" ora sul volto del verde c'era un po' di preoccupazione, ma Bakugou spostò la propria attenzione altrove per non perdere il coraggio che aveva racimolato per iniziare a parlare.

"Te" concluse con il nodo alla gola che tentava di soffocarlo e le lacrime che gli offuscavano la vista.

"Avrai sicuramente un buon motivo per volermi uccidere" Izuku cercò di dare un senso a ciò che gli aveva appena rivelato Bakugou. Aveva temuto che si potesse trattare di Shoto, che il suo ragazzo avrebbe ucciso il suo migliore amico, ma forse quella situazione era anche peggiore, perché il suo ragazzo avrebbe trovato una ragione per uccidere lui. Le premonizioni di Bakugou non avevano mai sbagliato. Poteva impegnarsi quanto voleva, mai una volta, una vita che era stata spezzata nel sogno premonitore aveva trovato modo di continuare a esistere nella realtà.

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