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Il resto del viaggio lo passarono in silenzio, solo di tanto in tanto si sentiva un sospiro proveniente dai sedili posteriori. Bakugou tirò fuori la cartina, leggendo i cartelli individuò la loro posizione e, dopo un'altra ventina di minuti in cui aveva dato indicazioni a Shoto, gli disse di accostare.

"È questa la zona che dobbiamo perlustrare?" il bicolore scese dal posto di guida, non chiuse la macchina, non lo riteneva necessario. Si stiracchiò le gambe indolenzite, si massaggiò piano i quadricipiti e spostò la propria attenzione sul biondo, quello proveniente dall'altro mondo. "Sembra disabitata" disse abbracciando l'intera area circostante con lo sguardo.

"Non abbassare la guardia, sono sempre in agguato quelli che uccidono prima di fare domande" il falso Bakugou si avvicinò al bicolore e gli guardò il fianco, come alla ricerca di qualcosa. "Hai portato la pistola?" chiese alzando di nuovo la propria attenzione dal fianco al viso del ragazzo.

"Non mi piacciono le armi" Shoto scrollò le spalle, ma non fece in tempo a dire altro che il Bakugou del suo mondo gli si affiancò e gli posò una pistola sul petto offrendogliela come arma.

"Non puoi andare in giro disarmato" lo ammonì lasciandolo poi vicino alla macchina mentre lui si dirigeva verso la città a prima vista disabitata.

"Ha ragione l'amico tuo, questo mondo è pericoloso, le armi da fuoco presto esauriranno i colpi e potremo usare solo i pugnali. Impara a difenderti"

"So già come difendermi, non ho bisogno di imparare, semplicemente non mi piace l'idea di uccidere" anche Shoto cominciò a seguire Bakugou verso la città. Il vento fischiava passando tra un edificio abbandonato e l'altro, la sabbia si alzava obbligando i ragazzi a camminare con una mano davanti agli occhi e le labbra si seccavano come se si trovassero in mezzo al deserto.

"Non devi uccidere, non se non è necessario. È questo che ci distingue da loro. Noi ci difendiamo, loro attaccano" il falso Bakugou sollevò la pistola e la mostrò al bicolore accompagnando il movimento con un'alzata di spalle.

"C'è un supermercato qui" la voce del biondo che li aveva preceduti gli arrivò come un urlo lontano. Aumentarono il passo e raggiunsero Bakugou.

Il supermercato aveva le porte a vetri in frantumi, le casse erano state tutte aperte e i soldi erano stati portati via. Gli scaffali erano tutti mezzi vuoti ed erano rimasti molti alimenti ammuffiti. Di verdure non c'era traccia, probabilmente le poche che erano rimaste ormai erano diventate polvere verde. Passarono in rassegna ogni mensola, ogni cesto, ogni banco. Riempirono i tre carrelli con più roba possibile. Bakugou fece scorta di shampoo e bagnoschiuma. Shoto razziò tutte le scorte di fagioli e di ceci che erano rimaste. I legumi, aveva imparato, erano importanti in una dieta priva di carne. Il falso Bakugou, invece, riempì il proprio carrello con vecchi pacchi di patatine e di biscotti, controllando che la scadenza non segnasse una data passata da troppo tempo.

Quando tornarono all'entrata si diressero verso la macchina. Avevano deciso di riempire l'auto e poi riprendere a perlustrare la zona. Erano soprattutto alla ricerca di una farmacia così da poter riportare all'accampamento i medicinali necessari.

La città dava l'idea di esser stata una bellissima meta turistica ai tempi in cui la vita era normale. Le strade erano decorate lungo i lati con degli alberi che erano sopravvissuti, i rampicanti delle piante erano risaliti con delle spire lungo tutti i lampioni ormai spenti da tempo e, con gran stupore di tutti e tre i ragazzi, ai bordi del marciapiede c'erano anche dei fiori.

"Sembra davvero disabitata" disse Bakugou passando il palmo sul tronco di un albero.

"Ripeto: non abbassate la guardia poss..." il falso Bakugou non terminò la frase perché il suono di uno sparo lo obbligò a piegarsi. Era istintivo quando si sentiva uno sparo, non importava da dove provenisse, la prima cosa che il falso Bakugou faceva quando sentiva un'arma fare fuoco era piegarsi su se stesso.

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