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A dormire nel bunker erano i soliti cinque. Nessuno si era aggiunto e nessuno se ne era andato alle tende. Avevano mantenuto una sorta di separazione tra i due gruppi, non per un preciso motivo, solo per comodità. Tutti sentivano un legame stretto al luogo dove avevano dormito negli ultimi tempi, che fosse un bunker o una tenda, come se appartenessero ormai a quel posto.

Shinso alzò lo sguardo, sentiva Bakugou lamentarsi nel sonno e sapeva che probabilmente quel suo amico stava vivendo l'ennesimo assassinio. Bakugou ancora non era riuscito a capire di chi si trattasse, chi lui stesso avrebbe ucciso in un futuro e a Shinso non importava. In un certo senso si sentiva rincuorato dal sapere che Bakugou sarebbe sopravvissuto a un'altra morte. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso di fronte al biondo, ma ogni volta si sentiva il cuore più leggero quando veniva a sapere che il prossimo a morire non sarebbe stato quel suo amico.

Lo sentì trattenere un urlo e decise di alzarsi. Lo avrebbe svegliato, sapeva che non era mai il caso di svegliarlo durante un sogno premonitore, ma non poteva guardarlo soffrire in quel modo. Si avvicinò al biondo e notò i denti stretti, così come le mani. Due pugni chiusi che tenevano due lembi del lenzuolo.

"Cosa stai sognando?" chiese in un sussurro il viola, sapendo che nessuno in quel bunker lo avrebbe sentito. Lo osservò e realizzò di non poterlo svegliare. In quel momento probabilmente Bakugou stava per scoprire la vittima, non poteva rischiare di impedirgli di scoprire la verità. Fu il suo turno di chiudere le mani a pugno e trattenersi dallo scuotere il biondo e risvegliarlo dai suoi incubi.

"Veloce, torna alla realtà" sussurrò di nuovo, appena prima di sentire un rumore alle sue spalle.


Bakugou si trovava di nuovo in mezzo al nulla, anzi qualcosa stavolta l'aveva messa a fuoco, degli edifici in lontananza, macerie che lui non riconosceva. Ai suoi piedi il terreno era arido e il vento spostava la polvere frammista a terra. Un po' di quella polvere alzata dal vento gli colpiva gli occhi e glieli faceva bruciare, ma si concentrò per mettere a fuoco tutto ciò che avrebbe potuto dargli qualche indizio in più sull'accaduto e sul periodo.

La persona di fronte a lui si materializzò come giunta dal nulla, ma sapeva che si trattava di un trucchetto dei suoi sogni, nella realtà futura quella persona probabilmente sarebbe arrivata camminando, lentamente come erano soliti fare i condannati a morte. Aveva quella sensazione e nessuno avrebbe potuto convincerlo del contrario. Quella vittima, la persona che sarebbe morta per mano sua, lo avrebbe raggiunto volontariamente e con passo lento. Nessuna corsa. Lui lo aveva capito perché non aveva percepito ansito nel respiro dell'altro. Nessuna delle volte che l'aveva sognato. Non aveva corso. Né lui, né la vittima.

Alzò il braccio e puntò la pistola di fronte a sé, sapeva di dover sparare ma ancora gli era sconosciuto il motivo per cui avrebbe dovuto porre fine a una vita. Per di più, ciò che lo lasciava interdetto era la frase che di lì a poco quella vittima gli avrebbe rivolto.

"Uccidimi"

Il dialogo cambiava leggermente da un sogno all'altro, come se l'autore lo stesse modificando di volta in volta, ma quella determinata parola sembrava dover rimanere. Come impressa nella ceralacca. Uccidimi. Una preghiera? Un ordine? Un consiglio? Bakugou non percepiva una vera e propria intonazione impressa in quella parola che potesse aiutarlo a comprendere un po' meglio la situazione. La voce era distorta e gli impediva anche di riconoscerne il proprietario.

Sentì il volto bagnarsi delle sue lacrime, altro particolare che sembrava non mutare da un sogno all'altro. Ora era consapevole che avrebbe pianto di nuovo nella sua vita. Dal giorno in cui aveva perso Izuku non aveva più versato una lacrima, ma qualcosa nel futuro gli avrebbe fatto cambiare idea. Ma cosa?

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