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Shoto e il falso Bakugou erano seduti sul tappeto, mangiavano la frutta secca ed evitavano di incrociare lo sguardo. A vederli da fuori non si sarebbe mai potuto ipotizzare cosa fosse successo tra quelle mura tra quei due ragazzi, ma loro lo sapevano bene, avevano ancora l'uno il sapore dell'altro sulle labbra e la sensazione delle loro carezze lungo il corpo.

Non potevano di certo cancellare ciò che era appena accaduto, ma decisero di comune accordo, nel silenzio più totale, che non ne avrebbero fatto parola con nessuno. In fondo entrambi sapevano che ciò che era accaduto, in realtà, avrebbero voluto fosse stato con qualcun altro. Non avevano avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, ma si sentivano entrambi in colpa credendo di aver giocato con i sentimenti dell'altro, mentre in realtà si trovavano sulla stessa identica barca: quella dell'illusione. Si erano illusi per un attimo di trovarsi tra le braccia di qualcuno che in realtà non potevano più avere.

"Il diluvio universale sembra cessato" disse il biondo indicando la finestra che, come avevano ipotizzato, era esplosa in milioni di frammenti di vetro, ma loro non se ne erano preoccupati più di tanto perché erano presi a sognare una vita diversa sdraiati sul tappeto.

"Vuoi tornare alla macchina?" il bicolore si mise in piedi e si sistemò il bordo della felpa cercando di tirarlo più giù possibile. Abbracciò con lo sguardo la stanza, come per imprimersi nella mente quel posto. Era vero che ciò che era accaduto non significava nulla per nessuno dei due, ma era comunque un'esperienza che l'aveva portato a dimenticarsi della vita reale.

Uscirono e si diressero verso la macchina nella speranza di ritrovarla intatta e non con qualche lampione sdraiato sopra il tettuccio. Shoto aveva pensato a diversi modi in cui la macchina si era potuta distruggere durante il diluvio, ma sicuramente l'idea del lampione era la più plausibile.

Videro in lontananza la chioma rossa del falso Kirishima. Era in piedi con le braccia incrociate, la testa piegata in avanti e i fianchi poggiati contro lo sportello del guidatore della macchina che sorprendentemente non aveva nessun palo della luce sul tettuccio.

Il falso Bakugou appena vide il suo amico, aumentò la velocità del passo, ma poi rallentò quando si rese conto che Shoto era rimasto fermo. Si voltò e lo guardò in volto, scrutò nelle sue iridi spaiate che lo guardavano con tristezza. Aveva gli occhi lucidi e le labbra strette in una linea. Si vedeva che si stava sforzando per trattenere qualcosa.

"Hai bisogno di qualcosa?" il biondo tornò indietro, il falso Kirishima non si era ancora accorto che stavano tornando, quindi poteva approfittare di quel momento per chiarire con il bicolore. Raggiunse il ragazzo che lo aveva fatto impazzire decine di volte nel giro di pochi giorni. Gli prese il mento e gli sollevò il viso che nel momento in cui aveva accennato ad avvicinarsi aveva chinato puntando il proprio sguardo sulle scarpe.

"Siamo d'accordo sul fatto di non volerne parlare, questo l'ho capito, ma..." Shoto deglutì e distolse l'attenzione dal falso Bakugou. Non poteva guardarlo negli occhi, avrebbe rischiato di sentire il nodo allo stomaco risalire insieme alle lacrime. Bruciava. Gli bruciava la gola, gli pizzicavano gli occhi e gli tremavano le mani e non riusciva a comprendere il motivo di ciò che in quel momento si stava impossessando del suo corpo. Si sentiva perso all'interno di se stesso, come se in quel momento vedesse il mondo tramite gli occhi di qualcun altro che non fosse lui e lui stesse cercando di riprendere il controllo sul proprio corpo ma non ci riuscisse.

"Shoto, quel che è successo"

"Non significa nulla, tu pensavi a lui. Questo era chiaro, ma io non ti ho fermato. Non mi hai usato se è questo che pensi, io ero lì con te, io ero consapevole di ciò che i tuoi occhi vedevano al posto di me"

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