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Shoto piegato sul ginocchio ricambiava lo sguardo con il riflesso di se stesso sulla lama che stava per condannarlo a una fine più o meno dolorosa. Non avrebbe abbassato le palpebre, avrebbe guardato la morte in faccia, senza paura, senza troppi rimorsi, anche se un po' gli dispiaceva dover lasciare il mondo proprio dopo aver finalmente risolto i problemi con il falso Bakugou.

Il falso Bakugou urlò, non pensò più a come fosse il modo migliore per agire in quella situazione. Tutto ciò che il suo cervello riusciva a vedere era di nuovo la morte della persona che aveva amato. Anche se quel ragazzo dai colori spaiati non era assolutamente colui che aveva amato e perso.

Diede una testata al ragazzo che aveva di fronte e poi una ginocchiata a livello della bocca dello stomaco, non concesse nemmeno un'occhiata a quell'avversario mentre si piegava su se stesso per i colpi appena ricevuti, si diresse subito verso Shoto. Aveva la vista appannata per il colpo che aveva inflitto con la propria testa dura, lo sapeva che avrebbe dovuto evitare colpi che potevano limitarlo in qualche modo, ma lì per lì non aveva avuto nessun'altra idea e aveva agito d'impulso.

Afferrò il polso del nemico che stava minacciando di uccidere il bicolore, ma non riuscì a disarmarlo. Le dita dell'avversario serravano con una tale forza l'arma, che Shoto ebbe la netta sensazione che quel ragazzo fosse convinto che se gli fosse sfuggita di mano avrebbe pagato con la sua stessa vita. E dal modo con cui il biondo lo stava fulminando, forse Shoto doveva dargli ragione. Probabilmente non ne sarebbe uscito vivo.

Il braccio si mosse di nuovo, provò a sfuggire alla presa del falso Bakugou, ma gli occhi dello sconosciuto non si spostavano dalle iridi spaiate che lo guardavano con un misto di impazienza e stupore.

Shoto aveva paura, ma non di morire per mano di quello sconosciuto, aveva il timore che il falso Bakugou potesse ferirsi per colpa sua, per la sua inadeguatezza a quel genere di missioni, per colpa della ferita al fianco che non voleva guarire, per colpa di non essersi reso conto del pericolo che stavano correndo. Lui non voleva essere la causa della morte di quel biondo, anche se quel ragazzo si era mostrato per la maggior parte del tempo scorbutico e mal disposto nei suoi confronti o dei suoi amici. Finalmente, però, avevano raggiunto una specie di accordo, avevano deciso di essere a tutti gli effetti degli alleati e non poteva di certo lasciare che venisse ferito, soprattutto non dopo che lo aveva salvato.

Si mosse con una rapidità attribuibile ad un felino, si mise in piedi, ignorando la fitta di dolore, e colpì con l'avambraccio la trachea del ragazzo davanti a lui. Lo vide portarsi la mano libera alla gola e cercare di riprendere aria. Con tutta quell'acqua che cadeva dal cielo, sembrava quasi che stesse affogando.

Un lampo seguito da un tuono che fece tremare la terra, obbligò tutti i ragazzi presenti in strada a voltarsi verso la fonte di luce. Una saetta era appena scomparsa dopo aver acceso il cielo con la sua inquietante luce abbagliante. La catastrofe, qualsiasi fosse, si stava avvicinando con le sembianze di un diluvio.

"Dobbiamo trovare riparo" urlò il biondo cercando di sovrastare un secondo tuono. Anch'esso anticipato da un lampo di luce.

Shoto alzò il viso, sentì la pioggia bagnargli gli zigomi, rinfrescargli la cicatrice che gli incorniciava l'occhio sinistro e scendere lungo la gola. Chiuse per un istante gli occhi consapevole che gli avversari erano completamente distratti.

"Ci serve un rifugio sotterraneo" riaprì gli occhi e li posò in quelli scarlatti e preoccupati del falso Bakugou.

Non conoscevano la zona, ma avrebbero cercato senza sosta una casa con un piano seminterrato. Era l'unico modo per stare certi di non venir spazzati via da un possibile uragano o diluvio universale.

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