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Bakugou faceva avanti e indietro su una zolla di terra poco distante dalle tende. Ogni tanto lanciava delle occhiate a quel piccolo accampamento che i ragazzi avevano tirato su a fatica ma che ora accoglieva i sopravvissuti dandogli un posto in cui dormire. Avevano smesso di parlare, di mettersi al corrente di ciò che avevano fatto in due anni e ora Bakugou cercava il coraggio di parlare con Izuku. Avrebbe voluto prenderlo da parte e chiedergli come fosse possibile che si trovava lì, che lui l'aveva visto morire sotto le macerie della scuola, ma una volta finita quella riunione improvvisata si era alzato e allontanato perché aveva bisogno di aria. Aveva bisogno di camminare. In realtà avrebbe tanto voluto trovarsi vicino al bunker così da poter andare al bagno a sciacquarsi il viso. Sentiva i polmoni costretti tra le coste e sembrava non poterli espandere a dovere per respirare. 

"Ka-Kacchan"

Bakugou si girò e vide i due grandi occhi verdi guardarlo con dolcezza. Quasi sapesse cosa stava pensando pochi istanti prima. Avrebbe voluto perdersi in quel paio di iridi, anzi avrebbe voluto non averle mai viste spegnersi come invece era accaduto. Ma non si erano spente davvero, ora erano più luminose che mai, erano lì di fronte a lui e lui non riusciva a coglierne il significato.

"Io ti ho visto morire"

"Lo so, pensavo anche io di non avere alcuna possibilità, ma poi mi sono risvegliato in un campo di sopravvissuti, in un'infermeria improvvisata con delle tende" il verde indicò con il pollice il piccolo accampamento alle sue spalle, ma non distolse la propria attenzione dal biondo. Sentiva il bisogno di continuare a imprimersi nella mente ogni minimo particolare che in quegli anni era mutato sul viso del ragazzo. La bocca era leggermente rovinata, come se Bakugou avesse cominciato a mordicchiarsi le labbra, o forse era stata l'esposizione al freddo a renderle così screpolate. Gli occhi erano incorniciati da delle occhiaie profonde, ma sembrava che non ci fosse sopravvissuto che riuscisse a dormire bene, quindi le occhiaie erano come una prerogativa per essere ancora vivi in quell'inferno. Qualcosa però colpì maggiormente il verde: lo sguardo del biondo, quello sguardo si era decisamente rabbuiato negli anni. Non aveva più quella luce dettata dalla furbizia del ragazzo.

"Ti ho mentito" disse tutto d'un fiato Bakugou avvicinandosi rapidamente al verde. Era più alto e più muscoloso, avrebbe potuto prenderlo e portarlo via, ma sentiva non fosse la cosa giusta da fare. Si erano creati delle vite, uno in un bunker e l'altro in una tenda. In fondo avrebbe compreso la scelta del verde se quello avesse deciso di non seguirlo.

"Che intendi?" chiese Izuku avvicinandosi ulteriormente. I respiri erano pesanti per via di quell'aria polverosa e i colori del cielo si stavano piano piano scurendo con l'arancio del tramonto. Quelle sfumature ricordarono ad entrambi l'ultimo evento che avevano vissuto l'uno al fianco dell'altro, la pioggia di meteoriti, e istintivamente alzarono i volti e puntarono gli sguardi nell'alto cielo, come se si stessero aspettando il peggio. Erano pronti a tutto ormai.

"Sei tu" disse a bassa voce Bakugou. Era tornato a guardare il viso tondo del verde mentre quello era rimasto un istante in più con il mento sollevato per guardare le poche nuvole che si stavano accumulando sopra le loro teste. Minacciava pioggia.

"Come?"

"Il mio pensiero felice, sei tu" avrebbe voluto dirglielo in quell'occasione, ma non aveva voluto confessare i propri sentimenti appena prima di perderlo. Aveva avuto paura che in quel modo gli avrebbe solo fatto più male. Ma ora era lì davanti a lui, era in piedi, vivo, respirava la sua stessa aria e sorrideva. Eccome se sorrideva. Non c'era motivo per cui non poter dire la verità.

"Speravo lo dicessi" confessò Izuku incorniciando con le mani il volto dell'amico ritrovato. Si guardarono, come per recuperare quegli anni durante i quali avevano potuto solo immaginarsi l'uno il volto dell'altro. Rimasero in quella posizione per dei lunghi minuti. Il cielo si scurì ulteriormente, le stelle fecero il proprio ingresso. Costellazioni mai viste prima, ma che nessuno di loro si era mai posto il problema del loro arrivo. Perché appaiono delle costellazioni nuove nel cielo sarebbe stata una domanda lecita, ma nessuno se ne era troppo preoccupato. In fondo, avevano sempre altro a cui pensare.

Le stelle che si riflettevano negli occhi verdi di Izuku erano particolarmente in sintonia con le lentiggini sottostanti, sembravano quasi imitarne i disegni astratti.

Si allontanarono quando si sentirono finalmente in pace con se stessi, quando sentirono la morsa stringergli lo stomaco allentare la presa. Tornarono dal resto del gruppo. Li sentivano discutere animatamente, non litigavano, semplicemente stavano prendendo delle decisioni.


"Siamo sicuri che vada bene rimanere separati?" chiese Kaminari mentre tornavano al bunker. Avevano deciso che si sarebbero incontrati l'indomani, che avrebbero spostato l'accampamento delle tende vicino al bunker così da rimanere tutti insieme.

"Non potevano mettersi a smontare le tende a quest'ora, avremmo fatto troppo tardi e Kirishima è da solo nel bunker. Si starà preoccupando già abbastanza" spiegò di nuovo Tamaki. Sapeva che il posto dove si erano accampati quei ragazzi con le tende era troppo esposto, ma sapeva anche che nel bunker non ci sarebbe mai stato posto per tutti. Non potevano di certo scegliere chi portare con loro e chi lasciare lì. Era meglio che tutti loro rimanessero insieme. Più erano e meglio era. Almeno se si fosse presentato un problema o un pericolo sarebbero stati abbastanza numerosi da risolverlo.

Arrivarono alla porta del bunker, era sfessurata e da dentro usciva uno spiraglio di luce artificiale. Si guardarono perplessi. Una delle regole base di quando si rimaneva soli al bunker era tenere la porta chiusa a chiave. Kirishima non era uno sprovveduto, un errore del genere se lo sarebbero potuto aspettare da Denki, ma non da Kirishima.

Si avvicinarono furtivamente, tesero il collo in direzione della porta e tutti si portarono l'indice sulla bocca, come per invitare il resto del gruppo a fare più silenzio possibile. Sentivano delle voci provenire dall'interno del bunker. Più voci. Si guardarono spaventati e si mossero con una rapidità sorprendente. Spalancarono la porta e si buttarono all'interno del bunker con le armi in mano. Kirishima si trovava seduto al tavolo, dove lo avevano lasciato qualche ora prima, ma non era solo, proprio come avevano sospettato.

Tamaki tremò, lasciò cadere la pistola e scosse la testa. Quei capelli biondi, quegli occhi color oceano, quell'espressione leggermente perplessa che piegava le sopracciglia chiare verso l'alto. Mirio Togata lo guardava con curiosità dal fondo della stretta stanza.

"Vedi come si sono organizzati bene questi ragazzi, hanno anche del sap..." un altro ragazzo uscì dal bagno e si interruppe non appena vide chi era giunto in quel luogo sottoterra. Li guardò a uno a uno e poi sorrise. Aveva i capelli rossi come delle fiamme, gli occhi del medesimo colore e una corporatura abbastanza muscolosa. Un secondo Kirishima Eijiro era entrato nella stanza, affiancando Mirio.

"Cosa sta succedendo qui?" Bakugou spostò il proprio sguardo esterrefatto da un Kirishima all'altro. Non aveva mai saputo che quel suo amico aveva un gemello, per di più era la terza volta in un giorno che vedeva un morto vivente. Strinse gli occhi in direzione del Kirshima seduto al tavolo, quello che aveva dato per scontato fosse il suo amico, e lo invitò con lo sguardo a rispondere alla sua domanda.

"Mi hanno ingannato" si affrettò a dire il rosso. Muoveva freneticamente le mani davanti al viso e lanciava occhiate preoccupate in direzione del suo gemello. "Hanno la voce identica alla nostra, sono uguali in tutto. Bakugou, credimi, pensavo fossi tu"

Bakugou inclinò la testa e inarcò le sopracciglia. Non riusciva a capire nulla di ciò che stava accadendo. Quella lieve felicità che aveva provato nel rivedere Izuku stava svanendo, sostituendosi con il terrore. Si voltò quando qualcosa gli si poggiò sulla spalla. Ciò che vide gli mozzò il fiato. Percorse il braccio di chi lo aveva richiamato e arrivò a ricambiare lo sguardo con un paio di occhi scarlatti. Studiò la persona che si trovava in piedi alle sue spalle, colui che era appena entrato nel bunker. Capelli biondi scompigliati, occhi color rubino, espressione furba, come un ghigno, e altezza identica alla sua. Un Bakugou Katsuki gli stava sorridendo. 

Broken mirrorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora