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Smontare le tende, riempire gli zaini e contare di nuovo tutti i fornelletti non era nulla in confronto all'idea di chiudere per l'ultima volta il bunker.

I cinque ragazzi che avevano condiviso quel luogo sicuro per un anno si ritrovarono appena oltre la porta ancora aperta con gli zaini in spalla e gli occhi puntati verso l'interno dove c'erano i letti a castello, la scrivania con incisi i loro nomi, la sedia con una zampa più corta, il lavandino che perdeva riempiendo l'ambiente con il rumore della goccia cadente durante la notte e la macchia rossa di sugo sul muro, l'ultimo sugo che erano riusciti a trovare e che Mirio aveva volontariamente lanciato contro il muro perché continuavano a litigare per chi l'avrebbe mangiato. L'ultimo posto in cui Mirio aveva dormito, l'ultimo dove l'avevano sentito ridere e dove aveva dato la buonanotte con il suo solito "sognate le costellazioni". Una volta Kirishima glielo aveva chiesto cosa intendesse con quella frase e lui aveva risposto che secondo lui al mondo non c'era nulla di più bello delle costellazioni e sognarle significava fare dei "sogni stellari".

Tamaki allungò la mano verso la maniglia, ma Denki lo fermò ancora una volta, era la quarta o quinta volta che gli impediva di chiudere la porta.

"Che hai dimenticato stavolta?" chiese il corvino alzando gli occhi al cielo. Prima il biondo era rientrato per recuperare la federa del cuscino, così come avevano fatto anche gli altri, solo quella di Mirio era rimasta ad avvolgere il cuscino, poi era tornato dentro per prendere il dentifricio di cui rimaneva solo il fondo, impossibile da tirare fuori a meno che qualcuno non fosse passato sul tubetto con la ruota della macchina, poi era rientrato per staccare il calendario appeso al muro, poi la lista delle persone che avevano perso in quei due anni. L'ultima scusa che aveva usato per fermare Tamaki dal chiudere il bunker era stata che doveva controllare di non aver lasciato nulla sotto il letto. A parte dei fiocchi eccessivamente grandi di polvere, ovviamente, non aveva trovato nulla.

Tutti si voltarono verso Kaminari e attesero la nuova scusa.

"Di dirgli addio" rispose, facendo un paio di passi avanti, superando la porta e ritrovandosi al centro del bunker spoglio. Gli altri si guardarono prima con espressioni leggermente sorprese e confuse, dopo di che fecero anche loro quel paio di passi e si misero accanto al biondo sollevando lo sguardo su ogni angolo di quella stanza sotterranea.

"Ci ha accolto quando non avevamo un posto dove andare" cominciò con le lacrime agli occhi Denki. Probabilmente dall'esterno lo avrebbero preso per pazzo, piangere per un luogo, chi mai lo farebbe, ma per loro cinque non era stato un semplice alloggio.

"Ragazzi, ho trovato il posto perfetto per vivere" la voce di Mirio gli risuonava nella testa come una campana dei giorni passati.

"Ha dei letti, abbastanza per tutti. È sicuro così Shinso può dormire senza tenere sempre un pugnale sotto il cuscino. Ha l'acqua corrente così Bakugou non è costretto ad andare tutte le mattine al fiume a lavare i capelli. Ha una scrivania per te, Tamaki, così non sei più obbligato ad aprire la cartina sul terreno. Ha i cuscini così Denki non può più lamentarsi del torcicollo e ha il water così Kirishima non avrà più paura di venir morso da un serpente sul sedere"

E da quando Mirio glielo aveva presentato con così tanto entusiasmo: Shinso non aveva più dormito con una mano stretta ad un'arma, Bakugou non si era più congelato nell'acqua del fiume, Tamaki non si era più seduto sul terreno per segnare i percorsi sulla cartina, Denki non si era più fatto massaggiare il collo dai suoi compagni e Kirishima non aveva più avuto incubi su serpenti e animali potenzialmente letali.

"È stato il primo posto che abbiamo potuto chiamare casa" continuò Kirishima quando si rese conto che Denki stava trattenendo i singhiozzi in fondo alla gola e che quindi non riusciva a parlare.

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