21. FOGLIO BIANCO

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Il senso di non valere nulla,
di non essere in grado.

Un foglio bianco sul tavolo,
una matita in mano.

Il labbro intrappolato tra i denti,
la testa tra le mani.

Le cuffie nelle orecchie,
le lacrime agli occhi.

Una cade e bagna il foglio,
la macchia si espande un poco.

Non sono in grado,
ti dici.

Non valgo nulla,
ti convinci.

La mente,
che dovrebbe partorire idee,
una landa desolata
e il tuo cuore
un po' più pesante.

È difficile fare una cosa che non ci piace. Uno sforzo immane,
talvolta insostenibile.

Non piacerà,
ti dici.

Mi diranno che non va bene,
ti convinci.

Pensa ancora,
ti diranno.

È un po' banale,
sosterranno.

E mentre loro sostengono ciò
il tuo cuore affonda un altro po'.

Le campane suonano,
è mezzanotte.

Il foglio bianco da ore,
solo il segno delle lacrime.

Gocce pesanti cadono
come pioggia sulla carta,
macchiandola e spellandola.

Il foglio è da buttare.

Lo strappi con rabbia,
ma in silenzio
per non svegliare nessuno.

Lo strappi
e con esso
strappi anche un pezzo di te.

Lo strappi
e piangi.

La mente vuota di idee,
ma piena di pensieri,
frasi,
giudizi,
su te stessa,
su ciò che vali.

Getti il foglio strappato
sulla scrivania,
coriandoli non sfiorati
dalla grafite nera
che giace stanca accanto ad essi.

Spegni la luce,
butti tutto,
te ne vai.

E chissà cosa dirai domani.

Niente idee?

Niente ispirazione?

Non lo sai, ma sai che
non sopravviverai a lungo
in questa situazione.

Il tuo cuore,
la tua mente,
non lo reggono più.

Questa pressione,
questa ansia,
questa costante sensazione
di non valere nulla.

Una sensazione che ti corrode dentro, pezzo per pezzo,
finché di te non resta nient'altro
che l'ombra di ciò che sei.

Ridotta ad un voto,
ad un disegno,
ad un giudizio.

Ridotta ad essere te stessa,
ma diversa.

Ridotta a quel peso che senti solo tu
e che non sai spiegare.

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