98. COSA È CAMBIATO

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"Pensavo non mi avessi neanche notata" gli disse acidamente, fallendo nel nascondere quanto l'avesse ferita la sera prima.

"Certo che ti ho notata" si affrettò lui. "Sei stata la prima su cui si sono posati i miei occhi. Ho pensato che fossi bellissima."

"E allora perché non mi hai salutata?" gli chiese, ignorando le farfalle che si erano rianimate nel suo stomaco dopo quelle parole. "Non mi aspettavo chissà cosa, ma almeno un ciao..."

"Hai ragione, ma ho avuto paura."

"Paura? Di cosa?"

"Di ciò che stavo pensando e che non mi aspettavo di pensare."

Il silenzio calò tra di loro e lei chiese spiegazioni, desiderosa di capire di cosa stesse parlando: "Cosa pensavi?"

Lui prese un respiro profondo, vagando con gli occhi ovunque pur di non tornare su di lei.

"Non è la prima volta che ho pensato tu fossi bella. L'ho pensato altre volte in questi anni perché, cazzo, sei stupenda sempre. Ma era diverso."

"In cosa era diverso prima?"

"Ho sempre pensato che fossi carina, che quella camicia rossa che indossi spesso ti stesse alla perfezione e che il modo in cui i capelli ti sfiorano le spalle quando li tagli sia speciale." Fece una pausa. "Ho sempre pensato che fossi carina come tante altre, pur avendo qualcosa in più."

"E cosa è cambiato ieri sera?"

"Ho pensato che fossi bellissima, non solo fuori." Altra pausa. Lei trattenne il respiro. Lui tornò finalmente a guardarla. "Ho pensato che fossi splendida e che avrei voluto baciarti per sapere che sapore avessero le tue labbra dipinte di rosso." Altra pausa. Lei perse un battito. Lui deglutì. "Ecco cosa è cambiato. Ecco cosa mi ha fatto paura."

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