34. TEMPO

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Credo che il tempo non curi le ferite.

Il tempo aiuta ad accettare che si è stati feriti. Ma forse non fa neanche questo.

Alcune vicende non si accettano mai fino in fondo, non si accetta mai che il mondo ci è crollato addosso o che la terra si è aperta sotto i nostri piedi. Non si accetta di essere stati pugnalati, non si accetta che un pezzo del nostro cuore ci sia stato strappato via.

Il tempo aiuta ad accettare che non puoi fare nulla per cambiare quello che è successo. Ad accettare che abbiamo dei limiti e che non tutto si può sistemare.

Il tempo copre la ferita, la nasconde agli occhi del mondo e, talvolta, anche ai propri. La nasconde, ma non la cura.

Non ricuce il taglio, non aggiusta l'osso, non riattacca il pezzo.

No.

Il tempo fa sbiadire la ferita, la schiarisce fino a farla scomparire. Scomparire alla vista però, non al dolore.

Cicatrizza la ferita, ma basta poco per riaprirla se non si è chiusa per bene.

Una parola, una data, un odore, un pensiero.

Basta poco e la ferita ritorna nitida, dolorante, pulsante di vita e di ricordi. Ricomincia a sanguinare e solo allora ti ricordi che non è mai guarita, che era lì, nascosta, ad attendere il momento giusto per riaprirsi.

E ti rendi conto che il tempo non cura le ferite, no. Il tempo le nasconde, fa in modo facciano meno male, ma esse sono ancora lì. Un monito della nostra vita e di ciò che ci portiamo dietro e dentro.

Sono lì e basta poco per farle riapparire nella loro magnificenza.

Non importa quanto tempo passi, sono ancora lì. E non se ne andranno.

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