62. VITA E MORTE

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Vita strinse tra le sue braccia il corpo stanco e sofferente del bambino, allontanandosi da Morte.

"Non puoi portarlo via" sussurrò accarezzando i capelli castani della piccola anima che stringeva al petto, lacrime a bagnarle le guance rosate come boccioli di rosa. "Ha solo sette anni e può ancora farcela, ne sono sicura..."

Morte osservò con una punta di compassione quell'entità immortale commuoversi davanti al ciclo naturale delle cose.

Vita era così da quando nacque il mondo.

I capelli lunghi, bianchi e puri, ciocche lunari che le incorniciavano il viso candido; le iridi azzurre e limpide, specchi d'acqua che osservavano ciò che aveva creato; le labbra rosse e piene, petali di rosa che sorridevano al mondo.

E il suo cuore un muscolo instancabile, desideroso di donare linfa vitale a chiunque per permettergli una vita bella e longeva.

"Non puoi fermare il Tempo, lo sai" cercò di farla ragionare Morte, le braccia incrociate al petto e gli occhi di notte fissi nel giorno dell'altra. "La gente va e viene continuamente, eppure non c'è volta in cui non cerchi di trattenerla a te."

"Ma lui è solo un bambino..."

"Lo dici sempre, trovi ogni volta una giustificazione."

Non voleva essere crudele, non lo era, ma il mondo girava così e lei doveva farlo funzionare bene.

E infondo Vita lo sapeva e non poteva non darle ragione. Ogni volta era la stessa storia: lei che non voleva lasciare quelle anime pure, vite stroncate da una malattia, da un incidente o da un omicidio, e l'altra che cercava di farle mollare la presa su quelle anime stanche, in attesa di poter finalmente riposare in pace.

Vita guardò con una tristezza troppo umana quell'entità soprannaturale che attendeva, come sempre, che lei accettasse come funzionava il ciclo di tutte le cose.

Morte era così da quando la prima anima lasciò la terra.

I capelli corti, neri, pieni di vita vissuta e terminata, ciocche di notte che le contornavano il viso bellissimo nonostante increspato dal peso che si portava dietro; le iridi scure, profonde, buchi neri che inghiottivano chiunque fosse giunto al termine della sua corsa; le labbra rosse, sottili, un rivolo di sangue che sorrideva tristemente all'umanità sofferente.

E il suo cuore un muscolo atrofizzato, fermo come quelli di coloro che venivano toccati dalle sue mani morbide; desideroso di donare la pace eterna che lei non aveva ricevuto, bloccata in quel compito per il quale aveva dovuto spegnere anche il suo di cuore.

"Prima lo lascerai meglio sarà per tutti" continuò Morte avvicinandosi di un passo. "Ti assicuro che starà bene, non soffrirà più. E anche la sua famiglia starà meglio dopo il dolore lancinante che proverà inizialmente, per la consapevolezza che sarà in pace, che la malattia non lo mangerà più."

Vita ormai singhiozzava, stringendo in quello che sapeva sarebbe stato l'ultimo abbraccio quell'angelo coraggioso.

"Non si può fermare il Tempo e il suo purtroppo è giunto a termine. Si può fermare la Vita, portarla via a qualcuno o a sé stessi, ma non si può fermare la Morte."

Vita lasciò un bacio sul capo del piccolo, per poi consegnarlo all'amica, che lo strinse a sé con dolcezza mentre lui si addormentava per sempre, finalmente un sorriso sul volto prima solcato dal dolore.

"Trattalo bene" fu l'ultima richiesta di Vita, mentre si voltava e si allontanava, scomparendo nell'aria fresca di quel limbo perenne.

"Lo tratterò meglio di come la Vita ha fatto" sussurrò Morte in risposta, voltandosi e portando quell'anima ormai in pace verso una nuova Vita Eterna.

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