68. LA VERITÀ

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Lei era convinta che lui non l'avesse mai neanche notata.

Lui pensava lo stesso.

Era così evidente che fossero attratti dall'altro: dal suo corpo, dalla sua mente, dal suo spirito, ma nessuno dei due lo aveva capito.

Lei pensava che lui non sapesse neanche della sua esistenza.
La verità era che lei era l'unica persona sulla quale gli occhi castani di lui continuavano a poggiarsi durante la lezione.
La sua voce era l'unica a cui prestava attenzione le rare volte in cui si esponeva.
I suoi gesti erano gli unici che aveva memorizzato come fossero i suoi: come camminava, come teneva la penna e come ci giocava tra un appunto e l'altro, come sorrideva arrossendo, come viveva cercando di non attirare l'attenzione e come aveva invece catturato la sua.

Lui credeva di non essere abbastanza per una come lei: intelligente, bella, speciale, unica.
La verità era che lei lo considerava molto più di quanto lui pensasse ed era certa che fosse la persona migliore che avesse mai incontrato.
Lo trovava intelligente, acuto ed educato negli interventi.
Lo trovava divertente e pronto a tirare su il morale a chi stava avendo una giornata grigia.
Lo considerava forte per come mascherava il suo dolore a chiunque, ma non avrebbe fregato lei che quel dolore lo conosceva.

Entrambi trovavano l'altro speciale, ma nessuno dei due lo confessava. Entrambi amavano l'altro, ma nessuno dei due aveva il coraggio di dichiararsi.

Chissà se avrebbero mai messo da parte le loro paure per donarsi all'amore più puro e vero che chiunque attorno a loro avesse mai visto.

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