Capitolo 36: Every Breath I Take

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Bianco, intorno a me, il mondo che ruotava tra i miei occhi era tutto bianco. Un colore così tanto accecante che mi colpiva fino alla corteccia cerebrale. Cercavo di aprire lentamente gli occhi ma erano così tanto pesanti che mi ricadevano sulle guance bagnate. Stavo piangendo?? Cercai di alzare la mano nella speranza di poter sentire le lacrime scendere ma era bloccato.

Panico

Non riuscivo a muovermi, ero bloccato, il mio corpo non rispondeva più ai comandi del mio cervello, la luce che proveniva da chissà dove mi bruciava le pupille e il respiro si era fatto pesante.

Espira e Inspira.

Tosse

Non riuscivo a respirare, qualcosa mi ostruiva la gola, qualcosa di grande e pesante che cercava di arrivare nel mio stomaco.

Non respiro

Non respiro

Sono morto

Aiuto

Cercavo di gridare ma nessuno mi ascoltava. Non riuscivo a muovermi e mi bruciava la gola. Il cuore mi batteva a mille con fatica e per tranquillizzarmi cercavo di contare i battiti ma erano troppo veloci per la mia mente che stava rallentando il proprio funzionamento. Più mi sforzavo di respirare più il respiro mi veniva a meno e la cosa che stava crescendo nella mia gola aumentava il suo movimento verso il mio stomaco.

Hoseok respira

Era inutile, tutto inutile, ero arrabbiato, confuso con me stesso, ero spaventato e disorientato. Oramai ero caduto nella morsa del buio e della paura. Sentivo i miei muscoli che cercavano di muoversi ma niente. Tutto intorno era come rallentato e come sprofondato in un oblio, rimasi immobile ad osservare il buio e la luce che mi circondavano, miscelati insieme dalle lacrime che scendevano dai miei occhi e scanditi dai respiri profondi che provenivano dai miei polmoni stanchi.

"Hoseok!!"

Jimin

Jimin

Delle mani mi presero la testa molto delicatamente, come se fossi una bambola di vetro pregiata. Erano calde e confortanti e mi stringevano come se avesse tutto quello di cui aveva bisogno, proprio lì di fronte a lui.

"Vi prego sta soffocando"

La sua voce era strozzata come se avesse pianto per giorni o ore. Arrivava alle mie orecchie ad intermittenza e cercavo di seguirla come se stessi ascoltando un brano alla radio d'estate: con il vento fra i timpani e il rumore delle onde che andava a coprire proprio la canzone tanto attesa. Rimasi attento, nella speranza che nel buio che mi stringeva potessi ancora una volta sentire la voce spaventata di Jimin che cercava di tranquillizzarmi, sussurrando dolcezze nel mio orecchio. Cercavo di sintonizzarmi sul suo canale, ma il vento era troppo forte e la mia mente era troppo stanca.

Altre mani si erano intrufolate con quelle del ragazzo biondo, mani sconosciute che mi toccavano sul petto scoperto o sulla gola, come se cercassero qualcosa che si era insediato nel mio corpo senza il mio volere. Volevo urlare, dire che effettivamente sentivo un peso enorme nei miei polmoni, ma niente proveniva dalle mie corde vocali, niente riusciva a venire fuori in quel rumore mutato dalle mie orecchie.

Ad un certo punto una mano fredda come una mattina d'inverno mi premette sullo sterno e un dolore allucinante mi fece aprire gli occhi di scatto, come se mi fossero passati sopra il corpo esile dieci elefanti adulti.

"Hoseok"

Ora era tutto più chiaro, il bianco che mi aveva circondato appena sveglio era quello di quattro pareti così tanto immacolate che la luce rifletteva più di quanto avrebbero fatto con uno specchio lucido e pulito. Non sapevo dove mi trovavo ma sembrava proprio un luogo in cui mi ritrovavo spesso quando facevo qualche brutta caduta nel ballo. Quando dopo ore di sforzi e sudate si trasformavano in fatica. Sembrava proprio un ospedale.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora