Capitolo 30: Nuova Vita, Vecchi Amici

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Arrivato a casa dopo ore di viaggio fu come risvegliarsi di colpo dopo un sogno confuso, come vedere un vecchio film di quando eri bambino e ritrovare tutti quei piccoli dettagli che ti avevano reso felice da piccolo, ritrovando magari quei piccoli fatti che non ricordavi o trovando nuovi dettagli di cui neanche ti eri accorto. La vecchia macchina rossa ancora cigolava e lasciava fumo da ogni poro possibile. Non credo fosse un bellissimo segno. Quel caos mi rilassava invece che farmi sentire ansioso, dopo tutto quel tempo che avevo passato ad avere rimorsi e piangere su quello che era stato ora era venuto il momento di cambiare, di essere di nuovo il me positivo e solare. Il nuovo/vecchio Hoseok era pronto per lasciarsi tutte le lacrime alle spalle e continuare la sua nuova vita. Sempre ovviamente non dimenticando il ballo. Di certo, perdere la chance alla Bangtan era stata una dura decisione, presa dal momento e dalla mia paura di soffrire ancora. Ma non perdevo la speranza, la fortuna aveva girato in mio favore una volta. Dovevo solo farlo accadere un'altra volta.

Pensai di essere cambiato in quei pochi mesi. Fino ad ottobre la mia più grande passione era la danza, il muoversi. Tutta la mia vita era incentrata su di essa. Invece, ora, pensavo più alla mia vita, a quello che avrei potuto fare non solo per me stesso, ma anche per gli altri. Avevo lasciato per anni che i miei genitori si rompessero la schiena a lavorare e spendere i soldi affinché fossi felice e potessi inseguire il mio sogno. Ora era arrivato il momento di prendere in mano la mia vita e ripagare tutto quello che avevano fatto per me. Non avrei abbandonato la danza, dopo tutto quello che avevo passato era ancora uno dei miei sogni più grandi e non avevo la ben che minima voglia di lasciare alle spalle tutto quello che avevo conquistato. Ma mi sarei trovato un lavoro, magari part-time e avrei continuato in uno degli studi della mia città, magari il fatto di essere stato uno studente della scuola d'arte mi avrebbe portato qualche credenziale in più. E se una porta si chiudeva, di certo un portone si sarebbe aperto.

Dopo aver salutato il mio vecchio padre, decisi di riprendere le vecchie scale che portavano al piano superiore, ancora tutti i muri erano ingialliti dal tempo e le foto della nostra famiglia erano sparse per casa come a far capire che eravamo una famiglia unita. Le foto di me che sorridevo da bambino nel prato dei vicini o quando eravamo andati a fare una gita in un luna park vicino. Tutti bei ricordi che mi fecero dimenticare per un attimo il motivo vero per cui me ne ero andato dalla Bangtan. Ora che avevo chiuso ogni possibile ponte con Yoongi, dovevo farlo anche psicologicamente, così che la mia malattia dei fiori potesse andarsene anche lei.
Camera mia, invece era sempre come l'avevo lasciata: disordinata e caotica. Poster di ballerini di crew famosi appese ai muri, vari premi scolastici che avevo vinto nel corso degli anni. Foto con i miei vecchi amici e con la mia famiglia. Di sicuro, avrei aggiunto anche le foto con la mia nuova famiglia che comprendeva 4/5 dei golden boys e il mio adorato Chim Chim. Così che non sentissi mai la loro mancanza e devo dire che anche se erano passate solamente otto ore mi mancavano già tantissimo. Forse dire che non avevo per niente pensato a premere il tasto "chiama" sul contatto di Jimin per poi riattaccare subito era una piccola bugia. Come avrei fatto senza il mio biondino e le sue coccole. Alla voce di Jungkook mentre cerca di sgattaiolare nella nostra stanza, credendo che io non lo sentissi, ma che veniva comunque sgamato sempre. Sospirai, i miei bimbi mi mancavano già tantissimo. Erano una costante nella mia vita di tutti i giorni e ora li avrei rivisti durante le vacanze estive. Mi veniva solamente da piangere, come avrei fatto.

Il triste sapore dolceamaro si prolungò fino a cena. Sulla tavola non c'erano più piatti prelibati da tutto il mondo ma la cucina casalinga della mamma. Che, intendiamoci, non avrei scambiato per nulla al mondo. Ma comunque mi riportava alla triste realtà in cui ero tornato. In un luogo dove tutto era così normale e statico.

Alla fine della cena, passata a rivivere i vecchi momenti in cui ero ancora uno studente, mia madre mi chiese se la potevo aiutare nel lavare i piatti. Acconsentì tanto sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Dopo tutto era l'ora del confronto.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora