Capitolo 28: Finchè Namjoon Non Ci Separi

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Sentivo le urla da dietro la sottile parete, li sentivo litigare come facevano i miei genitori nei giorni più duri, litigavano per le mie lezioni di ballo, quando la mamma non riusciva nei suoi due lavori e sosteneva che potevo farcela. Mio padre allora si arrabbiava, diceva che ne potevo fare a meno ed in quel momento la mamma perdeva la ragione e scagliava i piatti a terra. Lei credeva in me con tutta sé stessa, credeva ogni singolo giorno e ogni singolo secondo che ce l'avrei fatta. Quindi si arrabbiava con mio padre, dicendo che ero nato per ballare e per stare sul palco. In questa maniera andavano avanti per tutta la sera. Il giorno dopo, in silenzio, mio padre si metteva al mio capezzale mentre dormivo e mi baciava la fronte, scusandosi che aveva smesso di credere in me per almeno una serata. Lo capivo, si preoccupava per la mamma e questo mi portava a fare delle domande sul da farsi e avevo dei dubbi: quello era effettivamente quello che avrei voluto essere in futuro?

Quindi mi ripromisi con tutto me stesso che ce l'avrei fatta e che non avrei creato problemi del genere a nessuno. Nemmeno ai miei amici più cari. Mentre i dubbi crescevano e creavano delle insicurezze in me che non avrei mai potuto sradicare.

Sentire Namjoon e Jin litigare mi riportava a quelle sere d'inferno. A quando volevo chiudere le orecchie e non sentire più nessuno.

"Sei impazzito, da quando ascolti più Yoongi che me nelle decisioni?? Eh?? Sai che questa del rito è una cosa pericolosissima e che fai poi, li butti nel vulcano così, senza nemmeno averci pensato, solo perché uno dei tuoi libri lo consiglia? No No Namjoon questo non sei tu, cosa ti sta accadendo. Dimmelo ti prego. Avevamo detto che non ci saremmo introdotti nel loro legame che poteva ferirli, malattie, morte. E ora che fai?? Gli prendi un biglietto per sola andata per il cimitero??"

Jin era disperato nelle sue parole, sembrava non capire quello che stava accadendo, sembrava girare la testa in un tunnel che non aveva mai fine.

"Fidati di me, per una volta, lascia che ci pensi io alla situazione"

Jin rideva alle parole di Namjoon, incredulo di quello che le sue orecchie stavano captando.

Mi avvicinai al muro della mia camera per sentire meglio quello che si stavano dicendo nella stanza di Jimin, da quello che riuscì a capire, c'era una riunione in ballo, in cui né io e né Yoongi eravamo stati invitati. E questo mi faceva sentire male e mi faceva sentir escluso. Erano alla fine cose che mi riguardavano in prima persona.

"Lascialo fare Hyung, lo sai che Namjoon sa quello che fa" Era la voce di Jungkook che risuonava nello spazio come se sapesse qualcosa che nessuno sapeva a parte Namjoon.

"Sei incredibile, spero che un giorno qualcuno ti dia proprio una bella lezione"

La voce del più grande del gruppo era decisa e velata da una certa tristezza, come se avesse perso una guerra troppo grande per le sue spalle immense, qualcosa che sembrava trascinare da anni. E per qualche strano motivo mi sentivo in colpa, anche se non sapevo proprio quello di cui stava parlando.

Decisi di muovermi dal muro freddo in cui ero intento ad origliare la conversazione e mi sedetti stanco sul mio letto immacolato. I girasoli che avevo vomitato un ora prima, dopo che tutti se ne erano andati, erano distesi sul mio letto e stavano là a ridermi in faccia, a ricordarmi di quello che stavo passando. La gola iniziava dare segni di cedimento e più cercavo di ingoiare più la saliva sembrava fermarsi proprio nel mezzo della gola. Non lo so, mi sentivo stanco e demotivato. Quasi come questa strana situazione in cui mi ero cacciato mi stesse risucchiando tutte le energie.

Li presi nelle mie mani, erano rossi, come un tramonto in piena estate sul mare. Erano strani. In natura non esistevano girasoli rossi. Erano particolari. Proprio come me. Un fiore raro che non trovava via d'uscita, costretti ad essere rigettati all'infinito.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora