Jimin ⭐️

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Jimin era un ragazzo sveglio per la sua età, di certo se gli aveste chiesto una delle tante esperienze che lo avevano reso in quella maniera, vi avrebbe risposto: Uno schiaffo.
Un gesto così piccolo, eppure doloroso, imponente che arriva all'improvviso e ti cambia il modo di essere e di pensare per sempre.

Così contrario ad un bacio e una carezza e che può rimanere più impresso di mille parole.

Paura, era la parola che avrebbe usato per descrivere quell'esperienza, così brutta, ma che ha cambiato così tanto la vita del biondino. Era ancora piccolo, per la sua tenera età di quattordici anni, eppure era pronto per entrare nella nuova scuola e per entrare in quel club che tutti aspiravano ad entrare. Il suo migliore amico, Min Yoongi, era entrato da due anni in quella scuola, e lui non vedeva l'ora di seguire le sue orme e di stare insieme, come facevano nella vecchia scuola: giocare, divertirsi e stare insieme, fino a che non avrebbero potuto dire di essere troppo grandi per i giochi in cortile e per le cavalcate a cavallo, troppo grandi per sorridere e per sfuggire alle responsabilità

Ma Jimin e Yoongi, erano solo due ragazzini trascinati dagli eventi tragici che occorsero in quegli anni tremendi, trascinando entrambi nell'oscurità. E quella notte, nel chiaro della luna che si affacciava volenterosa sulla finestra della camera del biondino, un bacio segreto serrò la loro oramai invecchiata amicizia, e uno schiaffo la divise.

"Jimin!!"

La voce roca appena sussurrata del moretto accanto a Jimin, era come una ninnananna cantata dalla madre che non vedeva da tempo, come se fosse una delle tante volte in cui da piccolo, aveva paura dei fulmini e si rifugiava nella camera dei suoi genitori per paura che uno dei fulmini potesse entrare nella sua cameretta verde. Lì sua madre lo cullava con le sue dolci note di una sirena e di un capitano che veniva ammaliato dal suo canto.

E se in quel momento Jungkook era una sirena, Jimin poteva pure dirsi sperso nei sette mari.

Si mise ad ascoltare ancora la voce del suo ormai migliore amico che chiamava il suo nome, come nessuno mai aveva osato chiamarlo. Nemmeno Yoongi in tredici anni lo aveva mai fatto sentire così, nominando solo quello che era la sua identità nel mondo. Infondo, era quello che lo distingueva da altri e al tempo stesso lo faceva sentire uguale a tutti gli altri Jimin nel mondo. Eppure, sapeva, in cuor suo, che nessun Jimin, veniva chiamato con quella voce melodiosa, che aveva sentito ridere, che aveva sentito urlare e che aveva sentito piangere.

Sapeva, in cuor suo, che nessuno era come Jeon Jungkook

Aprì gli occhi lentamente, era disteso su delle coperte che non erano le sue, ma sapevano così tanto di Jungkook che non avrebbe mai voluto lasciare quel letto caldo, anzi ci si accoccolò ancora di più, sfiorando le coperte calde con la sua piccola bocca, lasciando qualche sospiro di soddisfazione. Lasciando che le sue ciglia lunghe potessero scorrere sulle morbide lenzuola blu del moretto.

"Dai Jimin, mi devi dire cosa è successo??"

Chiese più insistentemente il ragazzo più piccolo, smuovendo leggermente la spalla del più grande che non ne voleva sapere proprio nulla di alzarsi o di parlare. Preferiva muoversi in quella danza con le coperte soffici, assaporando il caldo che emanava il suo migliore amico.

"Jungkookie, tu non mi abbandonerai vero??"

Chiese Jimin, ancora con un pizzico di sonno nella voce, muovendo gli occhi solo per scorgere la poca luce, che il moretto lasciava passare dalle tende nere che aveva istallato quella stessa estate, per paura dei raggi solari.
Se fosse stato in sé e non annebbiato dal sonno avrebbe ripetuto a Jungkook per l'ennesima volta che lo considerava un vampiro.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora