Capitolo 23:La Goccia Che Aveva Fatto Tremare La Terra

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Di solito si dice che una singola goccia fa traboccare il vaso. Non un terremoto né una tempesta. Nemmeno un uragano.

Così, improvvisamente, senza preavviso, una piccola e indifesa goccia si unisce alle altre per far sì che tutto crolli in un istante, imperdonabile. E questa fu proprio la prima goccia che cadde in quella mattina di metà gennaio: lenta e silenziosa come se neanche volesse farsi notare. Eppure, come le altre si era andata aggiungere al maremoto.

Era una mattina piovosa. Ricordo che l'acqua scendeva piano e fina sopra il mio ombrello verde prato. Correvo verso la mia ennesima lezione, di cui non ricordavo nemmeno il nome. Forse era Matematica o Scienze. Non ricordo bene. Ricordo, però, che ancora stavo rimuginando su quello che era accaduto con Yoongi due sere prima, passando tra gli studenti indaffarati a non bagnarsi. Non scusandosi del mio cuore ferito. Era stupido. Dovevo ammetterlo. Avevamo potuto parlarne e mettere i nostri sentimenti sul tavolo della discussione. Invece, durante il giorno ci ignoravamo, come se fossimo tornati al punto di partenza. La notte, Invece, era un'altra storia: non riuscivamo a stare separati. Non parlavamo è certo. Ma seguivano una danza silenziosa in cui ballavano uno intorno all'altro senza mai toccarci o sfiorarsi. Non parlando minimamente di quello che era accaduto, né di quello che provavano. Per me i sentimenti erano quasi al limite di quello che potevo chiamare amore. Per lui era come se fossi un estraneo. Non riuscivo a capire il perché. Mi sembrava di essere arrivato ad un buon punto, pensavo che il passo successivo sarebbe stato l'accettazione dei nostri sentimenti e la conseguente unione del nostro legame. Eppure, Mi sbagliavo. Lui non voleva avere nulla a che fare con il piccolo e povero Hoseok. Dovevo immaginarlo. Chi avrebbe amato una stella rossa come me??? Ricordo di quando il ragazzo mi aveva paragonato a Betelgeuse. Studiando nei giorni addietro avevo scoperto che era la seconda stella più brillante della costellazione di Orione che se messa al posto del sole sarebbe arrivata ad illuminare fino a Giove, eppure non poteva contrastare contro Rigel, la perfetta e bellissima stella blu. La supergigante rossa era fredda e appena l'idrogeno fosse finito del tutto sarebbe morta tornando ferro da cui era stata creata. L'unica stella rossa tra un mare di stelle blu e bianche. In quel momento, aprendo la porta dello stabile di scienze mi sentivo esattamente come una stella rossa in un mare di stelle blu. Mi sentivo così piccolo e indifeso.

Mi fermai un secondo non capendo perché tutta questa negatività stava attraversando il mio cervello ma sentivo quei brutti pensieri pulsare nelle mie vene. Da quello che mi ricordavo non ero mai stato così negativo. Sempre cercando, per quello che potevo, il positivo in ogni situazione. Eppure, da quando i sentimenti miei e di Yoongi avevano iniziato ad unirsi per diventarne uno mi sentivo sempre più stanco e deprivato dal sonno, pensando 24 su 24 al moretto. Questo sentimento forte che provavo non faceva bene al mio corpo, mi sentivo sempre sotto stress e ballare era diventato sempre più difficile. Ma ancora davo il cento per cento delle mie possibilità. Era l'unica cosa che mi teneva ancora ancorato a terra e se avessi lasciato anche quello, penso che sarei volato come un palloncino pieno di elio verso il cielo sconfinato.

Presi il posto nell'aula grigia, scegliendo il posto centrale visto che non avevo alcuna voglia di sedermi nei primi posti. Dietro di me c'erano i soliti sussurri su come avessi cercato di entrare avvelenando i membri nel Golden Club. Non ero ancora un membro, ma le voci correvano più della verità e per tutto l'istituto io ero un membro ufficiale. Dicendo che come rito di passaggio avessi succhiato il cazzo a tutti cinque i membri. Cercando di ricordare le parole uscite dalla bocca leggermente carnosa di Yoongi, di come saremmo andati a finire tutti all'inferno, legandomici, cercando di ricordare la sua voce roca e il suo sorriso sotto al sole, in mezzo alla poca neve mentre mi lasciava sul piazzale della scuola, dopo Natale. Era passato quasi un mese da quell'avvenimento e sembrava appartenere ad un'altra vita. Quando mi abbracciava per i miei attacchi di dolore o quando passavamo le serate sul divano, mentre scriveva sul suo quaderno blu e io guardavo la televisione. Di certo era così domestico che mi riscaldava tutto il cuore. Come quella volta che mi aveva abbracciato nel corridoio dei Golden o quando lo avevo abbracciato su quel letto di ospedale, poco prima di sapere la dura verità.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora