Capitolo 4: L'invito Segreto del Conte

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Lasciai il biglietto cadere a terra, come se scottasse.

Come se potesse trasmettermi una grave malattia.

Non riuscivo a guardarlo e mi sentivo tremare sotto le braccia che erano arrivate a circondarmi il corpo come per proteggermi da qualche strana fobia che in verità neanche esisteva. Respirai a malapena, cercando di non finire in un attacco d'ansia. Non sapevo nemmeno perché tutta quella questione mi faceva sentire male, neanche conoscevo il ragazzo fino in fondo. Eppure mi sembrava di sentire sulla mia pelle una sensazione strana, come se il pericolo fosse imminente. Magari era semplicemente un suo amico che voleva vederlo, niente di cui preoccuparsi insomma, però non riuscivo a scrollarmi dalle spalle la netta sensazione che il biondino fosse in pericolo. Cercai di calmarmi, di ritornare ai miei sensi, o non avrei neanche ricavato un ragno dal buco. Respirando e espirando, come mia madre mi aveva sempre imparato prima di un attacco di ansia, mi rimisi in piedi e cercai di ricollegare il tutto, capendo che il 30 ottobre era proprio quel giorno e guardando l'orologio capì che erano solamente le otto e mezza. Dovevo indagare, non solo perché mi preoccupavo per il ragazzo, infondo non avevo mai fatto nulla per aiutarlo in questi giorni e il senso di colpa stava man mano continuando a salire fino su in gola, ma anche perchè magari questo senso di paura se ne sarebbe andato se lo avessi aiutato sin da quella giornata a pranzo di domenica.

Magari invece che accusarlo ingiustamente l'avrei potuto aiutare in tutta questa situazione.

Presi il primo cappotto che trovai all'ingresso dell'appartamento, aprendo la porta con vigore e scendendo le scale dell'alloggio due alla volta. Avevo ancora tempo per raggiungerli, l'incontro era alle nove. Però avevo quasi l'impressione che se non fossi arrivato in tempo, qualcosa di catastrofico sarebbe successo.

Il vecchio stabile di canto lo avevo scoperto per sbaglio, quando i primi giorni, non avendo Jimin con me mi ero perso per andare alla lezione di danza classica, che si teneva nello stabile vecchio di danza. Era una struttura quasi abbandonata, che oramai nessuno usava, ma era tenuta davvero bene. Sempre nello stile della struttura principale, si ergeva quasi al limitare del territorio dedicato alla scuola, delimitata da una fitta foresta che si perdeva fino a dove il vecchio monte si ergeva. Si raggiungeva con venti minuti di cammino dall'alloggio maschile, che rispetto agli stabili di canto, danza e musica era più in una posizione centrale della zona.

Quando arrivai notai che la porta d'ingresso era leggermente aperta e si poteva notare dallo spiraglio che lasciava una flebile luce. Sbirciai e notai che l'ingresso composto di scale che portavano alle aule superiori erano vuote. Facendo meno rumore possibile, cercai di sentire se da qualche parte sentivo la voce sottile del biondino, o magari qualche urla di pericolo in lontananza. Mi accorsi che pian piano stavo salendo le scale di marmo che portavano al primo piano dell'abitazione. Dalla porta più vicina all'ingresso del corridoio del primo piano, sentì quasi dei sussurri che se fossi stato meno attento non sarei riuscito neanche a percepire. Erano sicuramente le voci di due ragazzi, una di esse molto più flebile, ma era indubbiamente quella del mio compagno di stanza che riuscì a riconoscere grazie alle notti spese a sussurrare sotto le coperte fino alle due di notte. Le voci si fecero sempre più chiare, man mano che mi avvicinavo alla porta. Non riuscivo a sentire chiaramente cosa si dicessero, ma sembrava come se si conoscessero da tempo, e anche dal biglietto sembrava proprio che il mio caro compagno di stanza aveva una tresca con uno dei Golden Boys. Quasi che me l'aspettavo, insomma Jimin era davvero un bellissimo ragazzo e dovevi essere quasi cieco per non notarlo.

Così la situazione mi sembrò molto meno irreale, diciamocelo, da quando ero arrivato la mia vita aveva preso una piega molto inaspettata, mai mi sarei immaginato di nascondermi dietro una porta ad origliare il mio compagno di stanza e il figlio di una delle case più potenti del Sud Corea. Scossi la testa, dovevo concentrarmi e mi accostai alla porta che era leggermente aperta.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora