Capitolo 13: Little Dancer Boy

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In quel Martedì mattina mi accorsi che Dicembre era alle porte.

E come era arrivato Novembre, se n'era già andato: con uno sbattere di ali troppo veloce per assaporarlo e gustarlo come si dovrebbe veramente fare. Ma nell'aria già si sentiva l'odore dei pini appena tagliati e la fresca neve che si posava lenta sul dolce terreno che aveva portato Dicembre in men che non si dica. E più aumentava il pungente gelo, più i vestiti divenivano pensanti e andare in giro per il campus era sempre più difficile. Così passavo le mie giornate nella sala dedicata alla danza per combattere le giornate buie, che aumentavano sempre di più.

Per quanto riguarda il balletto che stavamo preparando per il saggio natalizio si era composto da altri passi ancora più difficili, di cui solo io e Jimin sapevamo eseguire quasi alla perfezione. Non dico che eravamo i migliori ballerini della Bangtan, ma ci avvicinavamo. E potevamo dare il merito alle ore passate in classe a ripassare, a sudare sul legno fresco e a riempire gli specchi di vapore. Oramai non potevo neanche saltare una lezione dopo aver perso due settimane. E più il tempo passava, più sentivo la pressione che saliva: dovevo rendere tutto il più perfetto possibile, senza margine di errore, e non potevo neanche smettere di saltare le ore di incontro con Yoongi, o arrivavo ad in certo punto della sera in cui mi sentivo completamente privo di una qualsiasi energia.

Eppure una sera accadde.

Mi ero completamente dimenticato dell'incontro in biblioteca. Di solito, avevo una sveglia sul telefono che mi distoglieva dai miei passi e la mia musica. Ma quella sera il mio telefono era completamente scarico e non avevo neanche controllato che ore fossero. Stavo eseguendo i passi di una complicata mossa, che gli altri avevano già imparato durante la mia assenza, e io non potevo essere da meno.

Dovevo eccellere.

Infatti mi ero fermato anche dopo la lezione per allenarmi e recuperare.
Era la terza volta che la provavo e le luci dello studio le sentivo più forti e il sudore che pian piano stava scendendo dalla mia schiena aumentò di botto e in men che non si dica, ero sdraiato sul pavimento di legno caldo, ansimante. Non volevo fermarmi, non volevo soccombere a questa condizione spiacevole in cui mi ero ingarbugliato. Dovevo farlo per la mia squadra, per il mio team, per il sorriso brillante di Jimin e soprattutto per me stesso, non potevo arrendermi così in fretta e deluderli. Loro avevano completa fiducia in me e nelle mie capacità.

Ma ero stato schiacciato dal mio crudele destino, dalla mia malaugurata sorte che mi aveva legato per sempre a qualcuno che non volevo.
In quel momento, disteso su quel pavimento sporco di sudore e polvere, pensai che non avrei mai potuto trovare il vero amore e che mai avrei visto mia madre felice, piangere con me mentre mi accompagna all'altare e che mai avrei potuto inseguire il mio sogno di Idol o di ballerino famoso. Perché ovunque andassi. Min Yoongi, doveva per forza seguirmi, o sarei finito disteso a terra, con le lacrime agli occhi e un immenso dolore al petto.

Jimin, mi trovò in quel modo, dopo varie chiamate perse sul mio cellulare scarico e la voce roca per quanto aveva bussato e urlato fuori dalla porta dello studio. Dovevo smetterla di auto compiangermi e di mettermi in moto. Perché avevo un futuro davanti, molte persone che mi volevano bene e sicuramente avremmo trovato una cura per quella strana condizione con Yoongi. E intanto avrei fatto qualsiasi cosa mi avessero detto di fare per guarire subito e tornare ad essere me stesso. Non era ancora finita, e sicuramente la medicina avrebbe trovato qualcosa per curare entrambi. Così che alla fine ognuno sarebbe potuto andare per la propria strada senza guardare indietro a quello spiacevole incontro di anime.

Infatti, non persi nemmeno un incontro con il moretto, che per almeno due giorni mi aveva rivolto uno sguardo troppo intenso per sopportarlo, come se volesse capire perché quel pomeriggio lo avessi fatto dannare e per di più il perché non mi fossi nemmeno scusato con lui per tutto il dolore arrecato. Ma non mi importava, ero umano anche io e avrebbe dovuto farsi bastare il fatto che almeno ero tornato e non lo avevo completamente abbandonato.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora