Capitolo 2: Il ragazzo d'oro con il cuore di pietra

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Le giornate successive al mio arrivo, divennero piene di lezioni: la mattina a correre tra le classi per non perdere nemmeno un minuto, il pomeriggio a sudare tra le mura bianche dello studio di danza, la sera a studiare con la luce fioca della mia lampada da scrivania e tra tutto il trambusto generale non mi resi nemmeno conto che era arrivata domenica.

Con Jimin le cose andavano a gonfie vele, era simpatico e scoprendo che eravamo entrambi degli amanti delle coccole, ci ritrovavamo qualche volta sdraiati abbracciati come dei koala sul grande divano nel nostro caldo appartamento, o addirittura, dopo che il giovedì sera mi era presa una nostalgia enorme di casa, avevamo preso l'abitudine di dormire insieme sul grande letto del ragazzo biondo.

Non avevo mai ricevuto così tanto affetto da nessuno, tanto meno da una persona così piccola e mi sentii amato, quasi dimenticando la nostalgia di casa.

Quella domenica mattina, restai un po' sotto le coperte calde, assaporando l'odore di vaniglia che emanavano i capelli del mio compagno di stanza. Lo abbracciai più forte come se avessi paura che mi scappasse dalle mani e sentì dei grugniti provenire dal ragazzo, che aveva iniziato a ridere. Risi anche io con lui, non sapendo cosa c'era di così divertente. "Hyung, mi fai il solletico" rise ancora muovendosi e cercando di liberarsi dalla mia presa, lo lasciai incominciando a fargli davvero il solletico, facendo aumentare la bellissima risata del ragazzo che si muoveva sotto di me, smisi di ridere rimettendomi disteso sulle coperte, avere Jimin accanto a me era stata la fortuna più grande.

Sarebbe andato tutto bene.

Purtroppo mi sbagliavo di grosso.

Seduti al tavolo al centro, durante il pranzo domenicale, c'erano cinque bellissimi ragazzi.

Pensavo che Jimin brillasse, ma non quanto facevano loro, potevano essere messi tranquillamente al posto del grande lampadario e avrebbero fatto luce per anni. Non solo erano stupendi, ma i loro vestiti gridavano lusso e bellezza, con stampe e gioielli che avrebbero fatto invidia alla regina d'Inghilterra e non potevo smettere di guardarli, dire che erano perfetti era un eufemismo, erano oltre la perfezione, come vedere persone famose dal vivo. Sedevano con maestria e mangiavano come se il cibo potesse trasformarsi in oro da un momento all'altro. I loro capelli erano perfettamente in ordine, quasi da pensare che fossero parrucche, i loro volti assenti di imperfezioni e le gambe incrociate regalmente sotto al tavolo sembravano usciti da qualche film americano di fantasia. Rimasi a fissarli per una decina di secondi, il tempo che Jimin mi diede una botta al braccio facendomi uscire un "Ehi", che spaventò anche i tre ragazzi nel tavolo accanto al nostro. "Non devi fissarli o diventerai pietra" Mi sussurrò Moon-Soon all'orecchio, la ragazza era dolce e anche molto carina devo ammettere, ma con la fantasia volava come una rondine in primavera. La guardai e sembrava più che seria quasi spaventata come se credesse veramente alla sua stessa immaginazione. Certo sembravano anche loro usciti, dalla mente di una fangirl un po' perfezionista ma quelle erano decisamente persone fatte di carne e ossa. Jimin sembrava perso nei propri pensieri e sembrava rigirare il sushi che aveva nel piatto. "Hey Chim" Dissi appoggiandogli la mano su una spalla. Mi piaceva, chiamarlo Chim intendo, era una cosa solo nostra. Il ragazzo scosse la testa e disse "Non ti preoccupare, sarà che questa notte avevo un maiale attaccato a me come un'ape sul miele" E si girò verso di me ridendo, sorrisi e gli diedi una botta alla spalla anche se non mi convinceva un gran che, ma lo avrei lasciato fare, me l'avrebbe detto quando si sarebbe sentito pronto. Intanto notai che le ragazze confabulavano qualcosa e guardandole con aria confusa loro scossero la testa.

Magari era il tempo piovoso che rendeva la gente strana.

Al momento del dolce, un tintinnio risuonò in tutta la stanza, facendo azzittire tutta la caffetteria che sembrava come scesa in un maleficio. Uno dei ragazzi al centro della tavola (Golden Boys li aveva chiamati Jimin), teneva un bicchiere in mano e la forchetta nell'altra e con un aura solenne iniziò a parlare. "Salve, studenti, come ogni domenica, volevo annunciare il nome del fortunato ragazzo che diventerà nostro aiutante" A queste parole sentii Jimin rabbrividire accanto a me, mi avvicinai ancora di più facendogli sentire il mio appoggio. Guardai le ragazze per qualche spiegazione di questo strano rito ma sembravano veramente pietrificate.

Betelgeuse (Yoonseok/Sope)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora