capitolo 32.

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aprì gli occhi lentamente, dormivo di un fianco e tenevo disteso un braccio, gaurdai la mia mano per poi aprirla, chiuderla e stiracchiarmi..

mi misi a pancia in sù, inarcai la schiena e stirai le braccia sopra la testa, subito dopo rilassai i muscoli rimanendo ferma per qualche secondo.

mi alzai dal letto e andai in bagno, mi lavai la faccia con l'acqua fredda, giusto per svegliarmi meglio.. subito dopo decisi di scendere al piano di sotto per prendermi qualcosa da mangiare, il mio stomaco brontola..

appena raggiunsi il piano di sotto le stanze erano illuminate dalla luce calda del sole,
non trovai nessuno né void e né quella ragazza, lasciai perdere.. anzi lo preferisco.

andai in cucina, mi misi sulle punte e cercai di allungarmi il più possibile per afferrare il pacco di gocciole che si trovava su uno scaffale.

"serve una mano?"

sobbalzai e feci cadere i biscotti a terra.

"o mio dio mi hai spaventata"
sospirai portando una mano sul petto precisamente dove si trova il cuore.

Void sorrise e si avvicinò piegandosi sulla ginocchia, prese il pacco di biscotti da terra e subito dopo si alzò al 'mio livello' porgendomelo.

"volevi questo?"
chiese divertito.

"grazie"
sorrisi portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo afferrai.

andammo alla solita sala da pranzo, io mi sedetti al mio posto e lui al suo, purtroppo.. non ero sola e c'era anche presente quella ragazza, che mi porse il latte con caffè in una tazza calda.

ci scambiammo degli sguardi e ricordai cosa dovevo dire a void..

appena andò via, rivolsi la mia attenzione su di lui.

"come mai ieri sera non sei scesa?"
domandò con il suo solito tono freddo.

"scusa... avevo sonno dovevo avvisare lo so" abbassai il capo.

"non sono arrabbiato ero solo curioso"
disse, lo guardai e mi sorrise al solito suo.

ricambiai tiratamente e poi presi un respiro iniziando con titubanza a parlare.

"io invece volevo chiederti una cosa.."
iniziai a torturarmi le mani.

"cosa?"
domandò.

"beh.. non mi piace che una persona mi faccia da.. schiava e mi lava persino i vestiti, posso vedermela da sola.."
abbassai il capo.

Egli mi guardò e sbuffò una risata, alzai lo sguardo sui suoi occhi ma rimase in silenzio facendomi concludere.

"beh.. magari.. potresti... lasciarmi fare determinate cose a me?"
chiesi con un filo di speranza.

"tu a casa tua, tua mamma ti lava i vestiti?"
chiese ed io non capì esattamente a cosa voleva arrivare quindi annuì.

"ti cucina, ti lava, ti sistema.."

annuì a tutte le cose che elencò.

"allora no"
disse serio ma con il suo solito sorrisetto.

"perché?"
chiesi.

"se lei si trova qui è perché ha dei compiti assegnati che deve eseguire sennò sa cosa le aspetta... se non le piacciono i suoi compiti.. me lo viene a dire"

abbassai il capo
"sono stata io a proporlo.."

"lo so"
sorrise.
"lo immaginavo.."
aggiunse
"e non capisco del perché... la definisci 'tua schiava' ma tanto tua schiava non è, dato che non ti tratta come meriti"

The Devil and the Angel // Void Stiles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora