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Blake

Guardo Isabell allontanarsi dal padre e andare verso l'autobus, non ha più spostato lo sguardo verso di noi. Ha solo annuito a qualcosa che le ha detto il padre ed è andata via, con la sua solita aria da ragazzina spaventata.
Sposto successivamente lo sguardo su Peter Campbell, il poliziotto più rompipalle della storia, uomo avido e con la maschera sul viso ogni giorno. Un uomo insulso e inutile a questo mondo.
Faccio cenno al gruppo di andarsene, me la vedrò io con lui, tanto non potrà fare nulla senza delle prove concrete. Che la figlia abbia detto qualcosa o meno.
Infilo le mani in tasca e aspetto che dica qualcosa una volta che i ragazzi sono andati via, ignorando le sue intimidazioni a restare.

«Jenkins, non mi stupisce che in ogni cosa che succede ci sia sempre il tuo nome di mezzo.» esclama, fermandosi davanti a me, guardandomi con fare intimidatorio.

Non mi spaventa affatto quest'uomo, ne lui ne le sue parole. È da tanto tempo che mi viene dietro e che mi ripete che un giorno finirò dentro la sua volante. Ma ancora oggi non è successo, e non succederà sicuramente in futuro.

«Campbell, non mi stupisce affatto che lei sia sempre pronto a venire ovunque ci sia io di mezzo. Ma vede oggi ha sbagliato di grosso.» mantengo il suo sguardo con totale indifferenza.

«Non è quello che mi è stato riferito. Lo sai bene che ti arresterò Jenkins.» come non detto, classico e noioso.

«Ma non sarà oggi, come non sarà mai.» taglio corto, prendendo una sigaretta e portandola alle labbra, accendendola successivamente.

Senza aggiungere altro, o aspettare che lui dica qualcosa, mi giro andandomene, lasciandolo li. Non ho tempo da perdere, non starò ad ascoltare quel tizio e le sue insulse parole. È già tanto che devo sopportare la sua vista ogni giorno quando lo vedo uscire di casa. Preferirei tagliarmi un braccio, che avere Campbell come vicino di casa. Ma è da quando ne ho memoria che è così, e lui è sempre stato lo stesso rompipalle di sempre. E in più devo avere a che fare con i coglioni dei suoi figli a scuola, più rompipalle del padre.
A parte la piccola Campbell, con lei non ho mai avuto niente a che fare, ci siamo rivolti a stento qualche parola negli anni. Lei troppo timida per rivolgermi la parola, io troppo stronzo per dargliene modo. Non le ho mai dato importanza, troppo piccola e ingenua per me, solo qualche occhiata ogni tanto. Sono pur sempre un maschio e lei è una bella ragazza.

Butto il mozzicone della sigaretta, sospirando il fumo dal naso. Raggiungo i ragazzi nel nostro ritrovo, una casa fuori dal centro abitato e da qualsiasi elemento di disturbo; vicini, occhi indiscreti e sopratutto lontano da Peter Campbell.

«Allora? Campbell è rimasto un'altra volta deluso?» chiede Myles finendo di rollare una canna.

«Che si fotta Campbell, non avrà mai ciò che desidera.» mi siedo sul divano prendendo la birra che Ethan mi porge.

«Cosa faremo con la piccola Campbell invece? Dobbiamo seguirla ovunque e anche a scuola?» chiede Reed, vicino a me con una delle ragazze del gruppo sulle gambe.

Bevo la mia birra, lanciandogli un'occhiata come risposta, non c'è bisogno che dia loro indicazioni su cosa fare, se vogliono tenerla d'occhio lo fanno, sennò lasceranno correre e aspettare una mossa falsa della ragazzina. Avendola come vicina di casa, per me è un vantaggio, so qualunque cosa lei faccia dalla mattina alla sera. Poiché posso anche osservarla dalla finestra della mia stanza. E oltre vederla sempre china sui libri, nell'ultimo periodo, non fa altro.

La luce fuori dal tunnel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora