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Il giorno dopo esco dalla mia stanza, dopo essermi rintanata li dentro e non aver fatto neanche la minima comparsa in casa, tanto nessuno ha fatto caso a me. A parte Isaac che mi ha portato da mangiare sia a pranzo che a cena, ma che non ho preso minimamente nessuno dei due. La fame era comunque poca e non capisco neanche perché ora lui faccia quello preoccupato. In un anno ha ignorato ogni cosa, non gli darò la soddisfazione di perdonarlo solo perché ha pensato al mio stomaco.

Prendo il vassoio della sera prima da terra e poi vi avvio alle scale, scendendo di sotto dove già i miei fratelli sono a tavola a fare colazione. Questa volta ho fatto tutto con comodo, senza neanche preoccuparmi dei miei doveri mattutini. Che si facciano da soli le loro cose.
Entro in cucina e lascio il vassoio sul bancone, avviandomi poi verso la porta e ignorando entrambi i ragazzi seduti a tavola.

«Isabell dove vai?» la voce di Isaac mi raggiunge.

Mi fermo davanti alla porta e gli lancio un'occhiata, «a scuola.» gli rispondo e poi apro la porta per uscire.

«Devi mangiare qualcosa.» lo sento che si alza dal tavolo e mi raggiunge, fermandomi dal braccio, sul pianerottolo di casa.

«Non ho fame, e non è affar tuo se non mangio, quindi ora lasciami andare o perderò l'autobus.» gli levo la mano da me e scendo le scalette per raggiungere il marciapiede.

«Smettila di fare così! Hai saltato i pasti ieri... mi preoccupo per te.» mi segue e mi ferma nuovamente.

Sospiro, girandomi verso di lui e sposto nuovamente la sua mano, «ci pensavi prima a preoccuparti.» gli rispondo più acida questa volta e poi vado via, accelerando il passo.

Lo sento chiamarmi nuovamente ma non gli do retta, metto alle orecchie la musica e mi avvio alla fermata dell'autobus. Mi auguro non rompa le scatole anche a scuola. Il suo atteggiamento mi irrita, questo suo modo di fare ora non lo sopporto, preferisco di gran lunga che continui a fare la sua vita come fino ad ora ha fatto e che mi lasci stare.
Metto la musica per non pensarci, per non pensare agli ultimi tre giorni.

Arrivo a scuola insieme a Kenzie e Travis, e seguiamo la nostra solita routine mattutina; seduti nella solita panca e parlare un po'. Evito lo sguardo di Kenzie tutte le volte che Travis si distrae, vuole sapere e la vedo molto preoccupata per me. Lo capisco e farei lo stesso, ma mi auguro che comprenda il mio silenzio, almeno per il momento, la aggiornerò, lo faccio sempre. Ma non ora.

Mi giro verso il mio migliore amico e gli prendo il viso girandolo verso di me, «dove sei andato a finire durante la festa? Sei sparito.» gli chiedo per allontanare l'attenzione di Kenzie da me, cosa che infatti succede visto che si gira anche lei verso il diretto interessato.

«Infatti dove ti sei andato a cacciare?» esordisce lei.

Ci guarda entrambe e sorride imbarazzato, grattandosi il retro del collo, «ero con una ragazza.» borbotta distogliendo lo sguardo da noi. Lo stiamo mettendo in soggezione.

«Oh ma fantastico! Mi tradisci anche!» esclama Kenzie imbronciandosi e incrociando le braccia al petto. Penso sia veramente offesa però.

«Scusami, non lo faccio più.» le dice lui ridendo e l'abbraccia. Quando capirà sarà troppo tardi.

«Eh bravo, ci lasci sole per stare con una ragazza... era carina almeno?» lo punzecchio sul fianco.

La luce fuori dal tunnel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora