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(Anche in questo capitolo, da parte del piccolo cucciolo di psico, avremo dei flashback inerenti alle tre settimane.
Buona lettura♥️)

Blake

Guardo noncurante mio fratello, in ginocchio a terra, che mi chiede scusa per avermi svegliato. Da un paio di mattine è tornato a rompere le palle con il suo istinto da suicida e trova sempre nuovi modi per svegliarmi.
Questa volta, l'ha fregato sghignazzare come un bambino mentre mi infilava il suo cazzo di dito nel naso, per scattare una foto.

Volevo spezzarglielo, voglio farlo ancora tutt'ora, tengo il suo dito in una morsa ferrea, impedendogli probabilmente anche la circolazione del sangue.

«Non volevo turbare il tuo sonno di bellezza, volevo solo svegliarti.» piagnucola, guardandomi con occhi imploranti.

Gli giro il dito, provocandogli un gemito dolorante, «il tuo giochino, ti sta costando un dito.» dico duro.

«Mi serve! Non puoi spezzarmelo.» mette l'altra sua mano sulla mia, cercando di fermarmi.

«Per fare cosa? Grattarti il cervello inesistente?» ribatto, strattonandogli il dito.

«Sei crudele e sadico, io lo faccio per te.» mi guarda, a senso suo con lo sguardo di un cucciolo bastonato.

Mi abbasso prendendo il suo telefono da terra e lo lancio contro la finestra, sotto il suo urlo, mentre lo guarda finire fuori.

«Era nuovo!» esclama inorridito.

«Non mi interessa.» gli lascio il dito e lo spingo, «ora sparisci e non farti più vedere per le prossime ore, o giorni, non venire neanche più nella mia stanza la mattina. Perché ti giuro che la prossima volta volerai tu dalla finestra.» lo minaccio.

Sono serio, ha superato il limite, non è più un bambino e come tale non può più fare, con me, questi stupidi scherzi. Se non inizia a crescere da ora, non lo farà mai.
Capisco che lo faccia per abitudine e magari per poter raccontare in futuro del nostro rapporto, so che lo farebbe. Ma vorrei vedere se al mio posto sarebbe felice.

«Io ti voglio bene!» si tira su, massaggiandomi il dito.

«Sparisci Travis.» ribatto in modo più fermo.

Non se lo fa ripetere due volte e esce dalla stanza, mentre lo fa mi dice che sono un cattivo fratello e che non gli voglio bene.
Seriamente da neonato ha sbattuto la testa da qualche parte o qualche infermiera ha sbagliato qualcosa con lui durante la sua nascita.

Chiudo la porta a chiave e mi avvicino al comodino, prendendo il telefono e controllando l'orologio, sono ancora le sette. Non ho problemi con il sonno, non è ho mai avuti, semplicemente preferisco riposarmi bene dopo un giorno pesante e quello di ieri lo è stato.

Tra la scuola, gli allenamenti e gli impegni con Ethan, non ho mai un momento esatto dove staccare e stare fermo. Ultimamente si sono sopraggiunti anche i compiti in classe extra.
I professori quest'anno hanno adottato una tattica di studio più forzato, con più compiti e interrogazioni. Non che sia un problema per me, ma devo comunque stare a passo.

Il coach Harris, come giusto che sia, ha una regola ben precisa che dobbiamo rispettare tutti: andare bene a lezione.
È un maniaco del controllo ed è quel tipo di persona che vuole che le cose vengano fatte bene, senza tralasciare nient'altro.

La luce fuori dal tunnel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora