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La mattinata passa velocemente come al solito; ora ho anche un compagno per il progetto di chimica, per mia fortuna non sono con Cynthia. C'è mancato poco, ma alla fine mi è stato affiancato Derek Cornell, un ragazzo che gioca a football, il che è anche più comodo per me confrontarmi con lui per il progetto.
Infatti siamo rimasti che ci saremmo visti in biblioteca dopo pranzo, poi saremmo andati insieme in campo.

L'ora di pranzo passa pure velocemente, tra chiacchiere con Kenzie, io non ho lezioni il pomeriggio quindi vado direttamente in biblioteca, saluto il signor White e poi mi siedo in un tavolo isolato e vuoto, tirando fuori tutti i miei libri e gli appunti.
Tiro su i capelli in una coda disordinata e poi metto gli occhiali, iniziando a controllare gli appunti e riscriverli ordinatamente.
Faccio un paio di schemi dividendo i vari argomenti, evidenziando le parti importanti e trascrivendo con un colore diverso quelle meno importanti, ma da sapere.

Sono assorta nei miei schemi, talmente tanto che non mi rendo subito conto di avere accanto Derek. Quando lo vedo per poco non cado dalla sedia.
Poso la matita sul foglio e porto una mano sul petto, cercando di tranquillizzare il mio battito del mio cuore.

«Non puoi spuntarmi così all'improvviso.» lo ammonisco.

«In realtà sono qui da cinque minuti, ti ho anche salutata, non mi hai sentito.» accenna un sorriso divertito.

Sul serio non l'ho sentito? C'è un silenzio tombale in questo posto, e io non l'ho sentito?
Devo fare una visita alle orecchie mi sa.

Arrossisco per l'imbarazzo e sposto una ciocca di capelli dal viso, «scusami, non volevo.» lo guardo mortificata.

Lui ride, scuotendo la testa, «non preoccuparti piccola Campbell, è tutto okay, ho visto che eri proprio impegnata.» si appoggia alla sedia e mette le braccia dietro la testa, allungando le gambe sotto al tavolo.

Gli lancio un'occhiataccia e gli do una gomitata sul fianco, «mi chiamo Isabell.» dico infastidita. Odio questo nomignolo, non capisco perché tutti lo usano. E con tutto dico proprio tutti.

«Ohw...» si massaggia il punto colpito e poi si imbroncia, «ma ti chiamano tutti così.» si lamenta, imbronciandosi. Ecco come non detto.

Gli punto il dito contro, «fallo e ti do un'altra gomitata e in più ti faccio andare male al progetto.» lo avviso.

«Andresti male anche tu.» mi rigira la frittata, ha ragione.

«Beh io ho più tempo per recuperare tu no.» mi ricompongo e distolgo lo sguardo da lui.

«In teoria no, visto che sei sempre con noi ora.» mi ricorda.

Ha ragione, di nuovo, perché deve avere ragione in tutto?

Gli lancio un'occhiata, evitandogli di rispondere e gli passo gli appunti, «dai un'occhiata e dimmi che te ne pare.» li dico mordicchiandomi la guancia.

È da tanto che non mi relaziono così con altra gente oltre Kenzie e Travis.

Anche con Blake ti sei relazionata. Quello non c'entra.

Guardo Derek, il suo sguardo è completamente posato sugli appunti, legge attentamente ciò che c'è scritto.
Spero solo che collabori e non mi faccia fare tutto il lavoro duro a me. Non lo sopporterei.
Non mi metterò a fare il lavoro per entrambi e fargli prendere un buon voto senza aver contribuito.

Prende la mia matita, «posso?» mi chiede il permesso di usarla, annuisco e controllo cosa fa.

Con mia sorpresa inizia ad aggiungere informazioni dei vari punti, mettendo anche cose che neanche io avevo avuto modo di capire dalla professoressa.
Infondo credo di esserci andata fortunata, non mi sembra stupido.
Mi avvicino un po' a lui, aiutandolo e iniziamo a lavorare su come comporre il nostro progetto; cosa parlare, come esporlo e quali parti dividerci.

La luce fuori dal tunnel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora